Fan di Riina su Facebook
Su Facebook, il social network più famoso del momento, si rincorre la voce che vi siano migliaia di fan della mafia. Ma più che di un fenomeno, sarebbe meglio più che altro parlare di uno scherzo ben riuscito. La maggior parte degli iscritti al "gruppo di Riina" sono infatti più he altro suoi detrattori: in pochi hanno infatto testimoniato la loro simpatia nei confronti del capomafia. E così ecco che nonostante le numerose richieste di abolire questi gruppi 'mafiosi', nulla è ancora stato fatto. "Non c'è alcun reato", sottolinea Dario Denni, segretario generale dell'Aiip, l'Associazione Italiana Internet Provider: si tratta di "un fenomeno ridicolo, limitato, fine a se stesso, che amplificarlo vorrebbe dire dargli il valore che non ha". Secondo Denni "bisogna avere la ragionevolezza di ricondurre il fenomeno a una fattispecie vera: omicidio, furto, rapina. In questo caso qual è il reato? Non c'è. Allora bisogna chiedersi, di fronte a che fenomeno siamo? Lo guardiamo con la lente d'ingrandimento perchè fa parte di una piccola comunità di persone. Ma al di là dei numeri, senza dimenticare che gli iscritti a Facebook sono 140 milioni in tutto il mondo, bisogna chiedersi se è un fenomeno contro la società e in quel caso dovrebbero intervenire gli organi preposti, il Parlamento con una legge ad hoc". Per cancellare le pagine che inneggiano alla mafia, come è stato chiesto da più parti in questi giorni, "dovrebbe intervenire l'autorità giudiziaria che darebbe a quel punto mandato alla polizia postale delle comunicazioni di chiedere a Facebook di inibire quei contatti, di rimuovere l'account. Nè più nè meno quello che è successo con Youtube quando è stato diffuso il video del ragazzo disabile picchiato", prosegue. "Ma in questo caso è diverso: facebook,non è una comunità di pazzi che tifano Riina, non va preso troppo sul serio il gesto isolato di un gruppo di persone che ha un'opinione vicina alla pazzia, da psichiatra. Sono casi da psicologi. Ignorarlo sarebbe una cosa buona ma se si vuole prendere sul serio, ripeto, ci sono gli organi preposti a farlo, la magistratura e la polizia postale non certo il tribunale dei giornali". Nulla si può fare, inoltre, in quanto "la regolamentazione attualmente non è uniforme tra i diversi Stati e quindi non c'è un contesto normativo, a sua volta uniforme, per arginare queste tematiche». Secondo il segretario generale dell'Aiip, comunque per il momento «è meglio che sia così. Internet è un fenomeno giovane e in Italia siamo molto indietro. In questa fase di crescita lasciamo che prima si sviluppi, non ammazziamolo di regole. Oggi Internet è come negli anni Quaranta per le automobili. Prima di arrivare a un codice della strada è passato qualche anno. A volte si crea da solo un eco sistema». E poi, si chiede Denni, «Facebook quanto durerà. Per chi è all'avanguardia della tecnologia è già morto, è arrivato alla massa e per questo crea qualche problema".