Altra lettera minatoria (la 14°) per la vedova di Francesco Fotugno
La sentenza di primo grado sembrava aver chiuso, se mai fosse possibile, il raccapricciante episodio dell’omicidio di Francesco Fortugno, l’ex vice presidente del Consiglio regionale della Calabria ucciso a Locri il 16 ottobre del 2005. La condanna all’ergastolo con cui erano stati puniti in primo grado tutti e quattro gli imputati (Alessandro e Giuseppe Marcianò, Salvatore Ritorto e Domenico Audino) sembrava aver fatto giustizia, soprattutto per i familiari del politico e per Maria Grazia Laganà, la vedova di Fortugno, attualmente deputata del Pd. Questa mattina, però, l’ennesima lettera minatoria indirizzata proprio alla vedova Laganà è stata intercettata e sequestrata nel centro di smistamento delle poste di Lamezia Terme dalla polizia di Stato. La missiva conteneva frasi inquietanti come. "Non è finita, ora tocca a te. Farai la fine che ti aspetta. Ora si può, la morte arriva così". Non una novità per Maria Grazia Laganà, per la quale si tratta della 14° lettera minatoria inviatagli. "Si sta facendo terrorismo psicologico nei miei confronti – ha detto la moglie del compianto Francesco Fortugno –. Non riesco a capire cosa si vuole da me e dalla mia famiglia. Attualmente è in corso in corte d’assise d’appello a Reggio Calabria il processo per l’omicidio di mio marito e io andrò avanti serenamente". Appello – Il processo di secondo grado per i presunti mandanti ed esecutori materiali dell’omicidio di Francesco Fortugno è in corso dinanzi ai giudici della corte d’assise d’appello di Reggio Calabria. La prossima udienza è fissata per il 21 settembre. Davanti ai giudici si presenteranno: Alessandro e Giuseppe Marcianò (padre e figlio), accusati di essere stati i mandanti, Salvatore Ritorto, che sarebbe stato l’esecutore materiale, e Domenico Audino.