Lorena, 20 anni ai tre minori

Albina Perri

Vent'anni di reclusione e cinque di interdizione dai pubblici uffici. È questa la condanna comminata ai tre minorenni imputati per l'omicidio di Lorena Cultraro, la quattordicenne scomparsa da casa il 30 aprile scorso e il cui cadavere è stato poi ritrovato il 13 maggio in una cisterna nelle campagne di Contrada Giummarra di Niscemi (Caltanissetta). Lo ha deciso il gup del Tribunale dei minori di Catania, Alessandra Chierego. I minorenni, D. D., 16 anni, G. G., 17 anni, e A. A., 15 anni, erano accusati di violenza sessuale, omicidio premeditato e occultamento di cadavere. I tre tuttavia hanno sempre ammesso di aver ucciso Lorena, ma negato sia la violenza sessuale ai danni della giovane sia la premeditazione dell'omicidio. La Cutraro fu picchiata e poi strangolata con il cavo di un'antenna della tv. Fu assassinata per paura, dopo aver rivelato (cosa per altro non vera) di essere incinta di uno di loro. Il gup ha accolto interamente le richieste del pm Stefania Barbagallo che aveva sollecitato il massimo possibile della pena tenendo conto dello sconto di un terzo previsto dal rito abbreviato con cui sono stati processati i tre ragazzi. La senteza è stata accolta con soddisfazione dal legale della famiglia Cultraro, l'avvocato Carmelo Pitrolo, il quale, lasciando il Tribunale per i minorenni, ha sottolineato come "agli imputati è stato inflitto il massimo della pena". Di tutt'altro avviso il padre di Lorena, Giuseppe Cultraro: "Vent'anni di carcere per quei 'mostri' per me non sono niente, perchè mia figlia non me la ridà nessuno: io volevo l'ergastolo per loro. Quei 'mostrì dovrebbero marcire in carcere per tutta la vita. La verità è che in Italia non c'è giustizia. Vent'anni di reclusione per quello che hanno fatto non sono niente: è come se fossero stati condannati non per avere assassinato una ragazza di 14 anni ma un animale". "Ma che giustizia è mai questa? Venti anni per un omicidio sono niente! Tra amnistie e condoni fra poco torneranno liberi",  ha aggiunto Cultraro. "Che significa che sono minorenni? Non era forse minorenne anche mia figlia? Eppure non hanno avuto nè scrupoli, nè pietà quando l'hanno uccisa barbaramente! Sono delle bestie, dei mostri! No! Non sono soddisfatto per niente delle condanne. Mi ribolle il sangue. Volevo per loro la condanna a morte. Ma siccome in Italia non è contemplata la pena capitale, speravo che l' ergastolo fosse per loro la pena più giusta. E invece...". Ma per lui non finisce qui: "No, non mi fermo. Voglio giustizia. Stasera torno dall'avvocato per presentare appello". È stata invece accolta dagli imputati tra le lacrime e con profondo sconforto: "Vent'anni di reclusione per un minorenne", ha sottolineato l'avvocato Francesco Spataro, difensore, "rappresentano la fine di una vita, la distruzione dei progetti futuri che vengono a cadere. I ragazzi avevano già capito quello che avevano fatto ed erano pentiti. Sfido chiunque a non pentirsi davanti a una contestazione così di un grave di un fatto commesso e ampiamente confessato dai ragazzi".