Padovese battezzò musulmani prima di morire

Eleonora Crisafulli

Mons. Lugi Padovese, il presidente dei vescovi turchi assassinato e decapitato il 3 giugno scorso,  battezzò alcuni musulmani in Turchia. Lo aveva rivelato in un’intervista che l'Osservatore Romano pubblica postuma, svelando uno dei possibili moventi dell’orrendo delitto consumato secondo il rituale dell’estremismo islamico. Come è noto, infatti, per gli estremisti islamici è un grave delitto la conversione di un musulmano ad altra fede. Il presule aveva parlato anche di "un lungo cammino di catecumenato" seguito dai neofiti, "perché questa deve essere una scelta ben matura, una scelta di fede, e ciò esige che chi chiede di essere battezzato venga messo alla prova. Che cioè mostri non solo lo zelo iniziale, ma anche la perseveranza". E aveva denunciato le difficoltà della Chiesa Cattolica che ha subito in Turchia "decenni di discriminazione, anzi di riduzione all’invisibilità, con la scomparsa dei sacerdoti, con la chiusura dei monasteri e dei luoghi della vita consacrata, dove il popolo poteva nutrire la propria fede". "E' naturale - diceva il presule ucciso - che l’esperienza di vita cristiana sia rimasta attutita per poter almeno sopravvivere. E’ inevitabile però porsi la domanda: come mai i cristiani erano così tanti e adesso non ne esistono quasi più? Questo è un fatto inconfutabile e bisognerà darne una spiegazione. Potranno anche negare le misure discriminanti, ma dovranno comunque dare una spiegazione".