Caso Denise, nuova udienza a Marsala
E' iniziata questa mattina al tribunale di Marsala la seconda udienza del processo per il rapimento della piccola Denise Pipitone, la bimba scomparsa da Mazara del Vallo l’1 settembre 2004. Imputati sono la sorellastra della bambina Jessica Pulizzi, accusata di sequestro, che comparirà in aula per la prima volta, e Gaspare Ghaleb, accusato di falsa testimonianza al Pm. La madre di Jessica, Anna Corona, è indagata per concorso in sequestro di minorenne. Tra i testi sentiti dai magistrati c'è Piera Maggio, madre della piccola, che da anni chiede giustizia per la figlia. Piero Pulizzi, padre naturale di Denise, si è costituito parte civile nel processo. Il tribunale presieduto da Riccardo Alcamo ha accolto la richiesta della difesa di parte civile, rigettando l'opposizione dell'avvocato Gioacchino Sbacchi, difensore di Jessica: «Non c'è un solo documento ufficiale che attesti la paternità del signor Pulizzi…». Intanto nuove polemiche arrivano in merito alla presenza di giornalisti durante il processo, dopo la richiesta avanzata dagli avvocati difensori. Il tribunale, lo scorso 16 marzo, infatti, aveva deciso di ammettere le riprese televisive del processo solo per i cinque minuti iniziali di ogni udienza, rigettando l’istanza di ripresa integrale avanzata da una decina di testate nazionali e locali. "Questa decisione ha di fatto oscurato la voce dell’informazione tanto attesa da chi segue da anni questa penosa vicenda. E’ importante che l’opinione pubblica possa direttamente conoscere le vicende giudiziarie che riguardano la piccola Denise; tanto è stato detto di sbagliato e tanta disinformazione è stata compiuta in fase di indagine, che adesso, in fase processuale, proprio dove ormai si deve giocare a carte scoperte, i giornalisti si trovano di fronte all’ennesimo muro di gomma, al di là del quale, sotto le reticenze di chi sapeva o celate tra le pieghe della privacy, potrebbe esserci una bambina che aspetta solo di essere trovata". Denise "non è la bambina di Mazara del Vallo, ma una bambina come tante altre in Italia e nel mondo, e sarebbe riduttivo ricondurre l’intera vicenda al solo quadro familiare. I mostri esistono, e sono liberi di circolare indisturbati, fino a quando qualcuno, attraverso la pubblica informazione e con coraggio, riesce a inchiodarli alle loro responsabilità".