Vie della discordia

Sinistra, l'ultima battaglia? "Troppe strade di destra", quali vogliono cancellare

Lorenzo Cafarchio

La via della discordia. Succede che a Lecce, la sublime capitale del Barocco, lo scorso 13 marzo viene inaugurata una piazzetta intitolata a Sergio Ramelli esattamente a 50 anni dalla vile aggressione che ha portato, dopo 47 giorni di agonia, alla morte del giovane missino. L’iniziativa si inserisce in un percorso, capace di toccare a ogni latitudine e longitudine l’Italia, snodato verso il mezzo secolo di cordoglio e ricordo del giovane che aveva solo 18 anni quando venne assassinato. I promotori dell’iniziativa, ovvero l’Associazione “Piazzetta Sergio Ramelli”, ha iniziato l’iter per l’intitolazione dello slargo in tempi non sospetti. Ovvero con una mozione approvata in consiglio comunale, datata 29 aprile 2021, portata nelle aule del municipio leccese dall’allora consigliere d’opposizione e ora vicesindaco, in quota Fratelli d’Italia, Roberto Giordano Anguilla. Opposizione dicevamo perché la giunta del capoluogo salentino dal 2017 fino allo scorso anno -tranne per sei mesi di commissariamento a inizio 2019-è stata a guida centrosinistra con Carlo Salvemini nel ruolo di sindaco. Durante quel consiglio la mozione venne approvata grazie a 23 voti favorevoli e un astenuto. Ma a qualcuno la nuova toponomastica non è proprio andata giù. Le vie di Lecce tendono troppo a destra.

In un comunicato congiunto Anpi, Arci, Cgil, Sindacato Studentesco, Sinistra Italiana e Udu mostrano tutto il loro disappunto. Scivolando nella più bieca retorica dell’antifascismo militante. Scrivono che il decesso di Ramelli è da imputare - svilendo le colpe delle mani che hanno mosso contro il ragazzo le chiavi inglesi - «a un’aggressione finita male» e che «la destra ‘perbene’ e quella neofascista utilizzano da anni questa ricorrenza: a Roma, ad esempio, ne fanno una cerimonia con tanto di saluti romani». Non paghi, dopo aver tirato in ballo anche la drammatica vicenda della strage di Acca Larenzia - dove tre giovani militanti del Fronte della Gioventù vennero uccisi la sera del 7 gennaio 1978 - attaccano ancora. «Si utilizza questa triste vicenda risalente ad anni di duri conflitti sociali e politici, in senso vittimistico e autocelebrativo». Nella morte di Sergio Ramelli non c’è nulla di drammaticamente celebrativo, ma solo una memoria lunga cinque decadi.

 

 

«Già nel 2021 ci fu l’opposizione vasta del mondo antifascista cittadino», ma non quella amministrativa a quanto pare, «per evitare strumentalizzazioni della memoria storica pubblica e non arricchire la già vasta toponomastica di destra della nostra città». Il chiaro riferimento di queste parole vanno al primo cittadino di Lecce Adriana Poli Bortone, peraltro presente e in prima linea durante l’inaugurazione di Piazzetta Sergio Ramelli. La sua colpa? Quella di aderire in giovinezza al Movimento Sociale Italiano entrando in consiglio comunale nel lontano 1967.

Dopo le esperienze da parlamentare e ministro della Repubblica la Poli Bortoni è stata sindaco di Lecce dal 1998 al 2007, venendo nuovamente eletta alla guida del capoluogo salentino lo scorso anno. Le sigle della sinistra leccese non hanno digerito negli anni l’introduzione di via Giorgio Almirante, peraltro imbrattata a fine 2024, oppure la strada intitolata alle Vittime di Acca Larenzia. O ancora via Norma Cossetto, la studentessa universitaria istriana simbolo del martirio italiano delle foibe, senza dimenticare la carreggiata dedicata a Gim dagli occhi verdi Ettore Muti. Uno stillicidio toponomastico per la sinistra leccese. Se probabilmente Bakunin disse che «una risata vi seppellirà» a Lecce più prosaicamente basta la toponimia.