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Maria Rosaria Boccia, ora i guai sono enormi: caso-Sangiuliano, come cambia l'accusa

A.V.
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Cambiano le accuse a carico dell’imprenditrice Maria Rosaria Boccia. L’ex collaboratrice di Gennaro Sangiuliano, indagata dopo un esposto presentato dall’ex ministro della Cultura, è stata ascoltata ieri per oltre quattro ore dai magistrati della Procura di Roma. I pm hanno riqualificato il reato di violenza o minacce a corpo politico, contestato in precedenza alla donna, in stalking nei confronti dell’ex ministro della Cultura. Resta in piedi il reato di lesioni a cui si aggiungono le accuse di interferenze illecite nella vita privata e la diffamazione. Contestate anche false dichiarazioni nel curriculum redatto per l’organizzazione di eventi. L’indagata ha varcato i cancelli della cittadella giudiziaria della Capitale intorno alle 14 ed è andata via alle 19 senza rilasciare dichiarazioni. «Ha risposto alle domande con l’ausilio di chat, file audio e documenti, illustrati con dovizia di particolari mediante una corposa memoria» ha dichiarato il suo avvocato, Francesco Di Deco.

«Nonostante venisse spesso additata dalla stampa di trincerarsi dietro a “non posso rispondere perché c’è un’indagine in corso”» ha aggiunto il legale «ha dato prova di voler essere collaborativa e chiarire quanto richiestole attraverso le modalità di cui sopra». «L’aver limitato, nelle opportune sedi, le argomentazioni inerenti la vicenda che l’ha vista protagonista» ha concluso l’avvocato, «rivela altresì un senso di rispetto sia per il ruolo istituzionale che ricopriva all’epoca dei fatti l’ex Ministro, sia per la persona di Sangiuliano, verso la quale, a dire il vero, non ha mai nascosto sani sentimenti». Nel corso dell’interrogatorio davanti al procuratore aggiunto Giuseppe Cascini si è affrontata anche la vicenda della ferita alla testa riportata da Sangiuliano.

 

 

 

Boccia avrebbe negato le accuse affermando che il taglio sulla fronte sarebbe dovuto ad una caduta. Il confronto con i magistrati di piazzale Clodio è arrivato a distanza di diversi mesi dalle perquisizioni nell’abitazione della donna, a Pompei, da parte dei carabinieri che le hanno sequestrato il cellulare, il computer e i famigerati occhiali smart utilizzati per fare alcuni filmati all’interno della Camera dei deputati. Per l’atto istruttorio gli inquirenti hanno, infatti, voluto attendere l’analisi approfondita dei dispositivi elettronici che erano nella disponibilità dell’imprenditrice. Un lavoro lungo e complesso che ha richiesto diversi mesi. Il procedimento era stato avviato dopo l’esposto presentato da Sangiuliano poche settimane dopo il caso esploso intorno alla mancata nomina dell’imprenditrice a consigliere del Ministero della Cultura. Un terremoto costato la poltrona al giornalista finito anch’egli sotto indagine per le accuse di peculato e rivelazione di segreto d’ufficio. 

 

 

 

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