Dipartimento per l’efficienza

Musk, la lettera alla base di Aviano scatena la polemica: "Dimostrate di servire a qualcosa, in 5 punti"

Anche il personale italiano nel mirino del governo degli Stati Uniti. O meglio, del Dipartimento per l’efficienza voluto da Elon Musk. Accade ad Aviano, alla Base Usa. Qui sono arrivate ai dipendenti alcune e-mail per tagliare sprechi e burocrazia federale. La richiesta? Dettagliare in cinque punti le attività svolte nell’ultima settimana. Inutile dire che l'iniziativa ha subito scatenato i sindacati, che non hanno atteso a rispondere: "Abbiamo chiesto immediatamente delucidazioni", fa sapere Angelo Zaccaria, coordinatore sindacale della Base di Aviano per UilTucs. Inizialmente, l’ufficio Public Affairs del 31° Fighter Wing aveva rassicurato i lavoratori: la direttiva riguardava esclusivamente i dipendenti americani. Poi, però, il dietrofront: "anche i dipendenti italiani devono rispondere". 

Non è comunque la prima volta che accade qualcosa di simile: "Abbiamo verificato che la stessa situazione si sta verificando in tutte le basi Usa in Italia", conferma Roberto Del Savio, coordinatore sindacale della Base di Aviano per Fisascat-Cisl. E ancora: "Una volta ottenuta la risposta, valuteremo come muoverci". Dietro il tutto ci sarebbe il progetto del patron di Tesla di ridurre le spese federali attraverso il Doge. Annunciato a novembre, il piano si pone l'obiettivo di snellire, tagliare ed imporre efficienza. 

Immediata la reazione della senatrice Tatjana Rojc del Pd: "Già il fatto che se ne parli ci deve far riflettere perché significa che il cambio radicale alla Casa Bianca può far sentire i suoi riflessi ad ampio raggio. Musk ha proceduto a licenziamenti in massa di dipendenti federali che si sono anche rivelati improvvidi, sbagliati e pericolosi, ma per noi evidentemente è il metodo ideologico e intimidatorio alla base ad essere inaccettabile. Se necessario, intervenga il governo affinché sia chiarito in modo definitivo e formale che i lavoratori italiani di tutte le basi statunitensi nella penisola non sono tenuti in alcun modo a rispondere alle richieste del governo Usa".