Lo studio della Bocconi
Milano, come sono tolleranti i genitori progressisti: "Il tuo ragazzo è di destra? Meglio se non ci esci più"
Da «l’importante è che non si droghi», al «basta che non voti Fdi, Lega o Forza Italia». Ora l’incubo dei genitori, quelli di sinistra, è che i fidanzati delle figlie, o le fidanzate dei figli, siano di destra. «Papà, posso tornare dopo mezzanotte?». «Va bene, ma se scopro che simpatizza per Pichetto Fratin ti taglio i viveri!». «No, tranquillo, mentre mi abbraccia mi sussurra le parole di Bonelli quando commuovendosi ha annunciato la candidatura di Soumahoro». «Allora d’accordo tesoro, vai e divertiti». Da un sondaggio dell’università Bocconi, condotto dal dipartimento di Scienze sociali e politiche, emerge che le famiglie progressiste non vogliono relazioni miste, il cui concetto è cambiato. E dire che davano dei razzisti a quelli della Lega Nord...
Questa la domanda del sondaggio: “Come reagirebbe se suo figlio/a avesse una relazione sentimentale con una persona che vota per il partito da lei più distante?”. Il 74% degli elettori dell’Alleanza Verdi Sinistra, il partito-cartello di Bonelli e Fratoianni, sarebbe contrario, e tra questi quasi il 60% sarebbe “molto contrario”. Molto ristretti di vedute anche i genitori democratici, si fa per dire ovviamente, perché più di 6 su 10 non sopporterebbero che ci fosse del tenero tra il sangue del proprio sangue e un elettore meloniano, o salviniano.
Gli americani chiamano quest’astio “polarizzazione affettiva”, ossia la tendenza delle persone che si riconoscono in un’area politica a diffidare e provare antipatia verso chi appartiene a uno schieramento avverso. Anche mamme e papà contiani, tra cui ci sarà statisticamente qualche nostalgico di Grillo, non vedono di buon occhio la commistione, e però la percentuale di intolleranti scende al 52. D’altronde Giuseppi ha governato con tutti, è passato dalla Lega al Partito democratico, il tempo di un amen, meglio di un “gra-tu-i-ta-men-te”, oplà, Franza o Spagna purché se magna.
E i genitori di destra, i “fascio-leghisti”, quei retrogradi cosa pensano? Chi vota Tajani o Salvini se ne frega o quasi: tra i primi soltanto il 25% si farebbe problemi, e tra loro solo 10 su 100 sarebbero “fortemente contrari”. I leghisti che si incazzerebbero se i figli uscissero con un o una sostenitrice della Schlein (va detto che ci divertirebbe sapere del primo appuntamento) sarebbero meno di 2 su 10: se sommiamo anche i “moderatamente contrari” si arriva al massimo al 27%. Tra i meloniani la percentuale sale al 38, la metà di Avs. Lo studio dell’osservatorio “Monitor Democracy”, che fa parte dello stesso sondaggio anticipato ieri dal Corriere della Sera, ci dice poi che per un elettore forzista il partito più antipatico è il Pd, mentre nel meraviglioso mondo di Elly i peggiori sono i seguaci di Salvini.
Capiamoci: non che l’esito della rilevazione ci sorprenda particolarmente. Ormai molte discussioni non sono più tali, a sinistra vige il pensiero unico, che va a braccetto con la (presunta) superiorità morale. E però, signori compagni e signore compagne: dov’è finita la diversità di vedute che pretendete quando gridate a casaccio contro Tele-Meloni? Cos’è questa cosa che con la prole vi comportate da fascisti? No eh, non si fa! Il totale dei genitori di sinistra intolleranti, facendo una media tra tutti i partiti, è del 56%. E però, va detto, questo rifiuto non è per forza una cosa negativa: vi immaginate la domenica a pranzo con la suocera che tenta di spiegarvi il concetto schleiniano di “intersezionalità” che non ha capito nemmeno lei (inteso né la Schlein né la suocera)?
Altro pasto, altro supplizio: «Giovanotto, benissimo le sue tre lauree, si vede che è una persona di un certo spessore, ma non mi dica che non ha visto com’è ripartita l’Italia grazie al Superbonus!». E ancora: «Prima di iniziare la cena preghiamo e ringraziamo i giudici per aver contrastato i centri in Albania». C’è poco da ridere: pensate all’eventuale dramma interiore di papà Salis, Roberto, vecchio cuore liberale, ex fustigatore della sinistra che poi ha preso la tessera di “amico dell’Anpi” e ha votato per Avs. Il compagno R., quello che piuttosto di votare Fratoianni emigrava.