Trame d'oltretevere
Vaticano, i corvi si muovono contro Papa Francesco: cosa sta succedendo
Nell’armonia del Creato secondo San Francesco, non mancano i corvi cari a San Benedetto. Ma sul Vaticano se ne aggira una specie diversa, che si muove nell’ombra sulle gambe, striscia nelle pieghe occulte delle Mura Leonine, vola sulle correnti delle trame tessute e quelle appena sussurrate, fruscia sul nero talare e sul rosso cardinale. È la vita materiale che si insinua nella dimensione più alta della spiritualità, il dionisiaco che macula l’ideale apollineo dell’assoluto, le debolezze dell’uomo che minano la forza interiore del trascendente. Senza scomodare peccati e tentazioni, la vicenda umana e terrena di Papa Francesco nel momento in cui è più debole per età e malattia ha fatto sgorgare rivoli misteriosi di fonti spurie nei canali informativi: sondaggi tattici o mosse strategiche in proiezione futura.
Nessun pontefice all’ombra della Cupola di San Pietro è stato al riparo dalle ombre di complotti veri o presunti, studiati ad arte o improvvisati, pianificati per gestire il presente o per addomesticare il futuro. La storia e la cronaca su questo hanno scritto e descritto un’ampia letteratura. Non sorprende quindi, se non per la trasparenza dei termini, la sortita del presidente della Pontifica accademia monsignor Vincenzo Paglia sui corvi che non mancano neanche in quest’occasione, e certamente non si riferiva né a quelli che mangiavano dalle mani di San Benedetto, e neppure a quelli che in suo nome venivano addomesticati nei monasteri. Piuttosto, quelli che non volano ma si aggirerebbero a piedi dalle parti del Vaticano, e forse persino del Policlinico Gemelli, con giri larghi d’orizzonte. E se lo dice un alto prelato verrebbe da crederci.
Il trono di Pietro non è come quello di una monarchia. In passato è stato conteso con le buone e con le cattive, ha acceso rivalità, scontri e guerre, smosso poveri e re, quando nel segno della croce gli uomini di Chiesa predicavano la pace, la concordia, la fratellanza e la giustizia. Gregorio VII, Ildebrando di Soana, è stato l’unico Papa eletto per acclamazione, il 22 aprile 1073 (tanto da portarsi dietro il dubbio sulla legittimità della carica). Due anni dopo, con il Dictatus papae, in 27 punti mise altrettanti chiodi fissi sulla concezione teocratica del papato, superiore a ogni altro potere. L’imperatore Enrico IV, che gli si oppose, fu scomunicato e costretto all’umiliazione di Canossa. A Gregorio si deve la strutturazione della Chiesa pervenuta sino a oggi.
La morte di un pontefice e i meccanismi di successione della monarchia elettiva, dunque, innescavano processi profondi e interessi inconfessati, perché mettevano in gioco gli equilibri non solo della cristianità, ma anche della sua articolazione terrena. Le correnti nazionali e l’appartenenza familiare osteggiavano, le alleanze determinavano l’esito delle candidature molto più che l’illuminazione dello Spirito Santo. Nel 1307 il francese Clemente V spostò addirittura il centro della cristianità dalla Roma di Pietro all’Avignone del re, sede papale fino al 1377. E che dire degli oltre 40 antipapi che hanno scandito la storia della Chiesa cattolica dal III secolo al 1449?
Non solo contrasti internazionali, per militanza dei cardinali e per le ripercussioni geopolitiche, ma anche interni per il potere fine a sé stesso. La rivalità tra le famiglie degli Orsini e dei Colonna è diventata proverbiale. Dalle trame gli Orsini ottennero di mettere il blasone di famiglia sulla cristianità con Celestino III, Niccolò III e Benedetto XIII, e per via indiretta attraverso i Medici con Leone X, Clemente VII, Pio IV e Leone XI. Certo, la vocazione era non proprio un requisito preminente, se solo si considera che il secondogenito di Lorenzo il Magnifico, Giovanni de’ Medici, prese la tonsura a soli sette anni e divenne Papa a 46 col nome di Leone X. Quanto ai Colonna, il Papa fu uno solo, Martino V, ma i cardinali ben 23 e determinanti.
Affare di famiglia anche per i Borgia di Spagna, tre volte a segno: Alessandro VI aveva anche figli, tra cui Cesare, cardinale e generale, e Lucrezia.
Di lì a poco si sarebbe innescata non casualmente la riforma luterana. I Conti di Segni annoverano quattro papi: Innocenzo III, Gregorio IX, Alessandro IV e Innocenzo XIII. Chi non è arrivato così in alto ci si è avvicinato, condizionando le scelte successorie per via cardinalizia, come Aldobrandini, Barberini, Borghese, Caetani, Della Rovere, Farnese, Fieschi, Farnese e Pamphilj. Complotti veri, accordi reali, scelte illuminate ed elezioni provvidenziali; ma anche complotti falsi, accordi fantasma, scelte pilotate ed elezioni a sorpresa. Sopra al cielo di piazza San Pietro vigila la Provvidenza, sotto le nuvole dell’imponderabile operano gli uomini. E, come scrisse Terenzio, nulla di quello che è umano è a essi estraneo, debolezze comprese. Quanto ai corvi, li avvertono lì dove dovrebbero volteggiare le colombe bianche.
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