orrore puro

Rom, vendette e blitz dopo la rissa alle nozze: Torino sotto scacco

Claudia Osmetti

«Giorno dopo giorno la situazione diventa sempre più calda e, purtroppo, gli unici che ne stanno facendo le spese sono coloro che risiedono nei complessi, terrorizzati, non sicuri neanche nelle loro stesse abitazioni». È un grido d’allarme, quello di Fratelli d’Italia a Torino. Ma è anche un campanello per una città che, da giorni, è tenuta in scacco da una faida tra alcune famiglie di origini rom che sta seminando il terrore nell’area nord del capoluogo piemontese. Botte, speronamenti, fiamme, addirittura un tentato omicidio. Veicoli danneggiati e un furgone incendiato. Sono solo gli ultimi episodi (andati in scena tra venerdì pomeriggio e sabato, cioè ieri, mattina) di una tensione che in realtà si protrae da mesi: e che proprio nelle scorse ore avrebbe dovuto chetarsi con una festa di matrimonio il quale, nelle intenzioni, doveva riavvicinare le due fazioni e che, invece, si è tramutato nell’ennesima violenza per strada.

Piccolo passo indietro: è giovedì scorso, nella periferica via Massari è in corso una cena di festeggiamento per questo sposalizio “riappacificatore”. A un certo punto, uno degli invitati, un 45enne già noto alle forze dell’ordine, probabilmente alticcio, se la prende col papà dello sposo e con altri parenti seduti a tavola. È il caso. È, cioè, una zuffa in piena regola che finisce con l’uomo colpito in testa da una bottiglia e in faccia da un posacenere, che sale in auto e sperona chi gli capita a tiro, che dopo poco si dirige in un parcheggio e punta i caravan in sosta e che, tuttavia, viene fermato da una volante della polizia poco lontano (verrà arrestato mentre si fa curare le ferite al pronto soccorso dell’ospedale Giovanni Bosco, non senza tentare, ancora, di scagliarsi contro gli agenti e rimediando così pure una denuncia per resistenza e violenza a pubblico ufficiale).

 

 

Da allora, in quelle stradine fuori dal centro torinese, non c’è pace. Il giorno dopo (venerdì) scatta la “vendetta”. A metà pomeriggio, intorno alle 17, a qualche centinaio di metri di distanza, in via Cravero, alcuni passanti notano un auto che va in retromarcia con il solo intento di urtare alcuni veicoli fermi.
Da uno di questi esce un signore con in mano una mazza e si mette a sfondare il lunotto posteriore della macchina che lo ha colpito. Nei pressi sta passando un bus pubblico del Gruppo torinese trasporti che viene coinvolto nella furia che sta montando pur non c’entrandoci nulla. L’autista a bordo cerca di scappare e di mettere in sicurezza i passeggeri, ma nel frattempo è un continuo delle sirene della polizia e dei carabinieri che tentano di intervenire.
Calma apparente, ma solo fino a sera inoltrata quando (è quasi mezzanotte), in un’altra arteria, via Taranto, una molotov (una bottiglia incendiaria) centra in pieno un camioncino bianco all’interno del quale una donna sta dormendo assieme a sua figlia. Le due, grazie al cielo, riescono a uscire in tempo, ma riprende il via vai di forze dell’ordine (e vigili del fuoco) e gli inquirenti hanno pochi dubbi: a queste condizioni è purtroppo il caso di parlare di tentato omicidio.
Non è ancora finita: alle 3.30 del mattino, col cielo ancora buio e la brina che ghiaccia l’asfalto, davanti ad alcuni caseggiati della zona, auto, camper e altri mezzi (circa sette, pare) vengono incendiati. Su questa specifica vicenda indaga la polizia, le carcasse abbrustolite dei veicoli sono ancora parcheggiate sotto gli alberi spogli dell’inverno.

«Esprimo preoccupazione», dice senza mezzi termini Maurizio Pedrini, che è il presidente dell’Atc Piemonte centrale, ossia dell’azienda territoriale per la casa locale, «la spirale di violenza a cui abbiamo assistito rappresenta un pericolo per la sicurezza dei residenti che spesso sono nuclei fragili, da tutelare.
L’unica legge che deve valere», aggiunge (e ha ragione) «è quella dello Stato. Serve uno sforzo congiunto di tutte le istituzioni per affrontare questi problemi».