Il caso

Quella moda di non fermarsi all'alt delle forze dell'ordine

Claudia Osmetti

«Non fermarsi all’alt di polizia e carabiniere è un crimine. Chissà se lo capiranno anche alcuni benpensanti». Il vicepremier e ministro dei Trasporti Matteo Salvini (Lega) lancia lo sfogo sulla sua pagina X. Non si parla, qui, però, del “caso Ramy”: o almeno, non solo. Con la stoccata ad «alcuni benpensanti» Salvini si riferisce, ovviamente, al fiume di polemiche e discussioni che tiene banco da qualche mese (da quella maledetta notte del 24 novembre scorso in cui il 19enne egiziano, a Milano, è morto dopo un inseguimento da parte di una pattuglia dell’Arma). Ma gli episodi che fanno tornare il leader del Carroccio sull’argomento sono tre, anzi quattro, e sono tutti recentissimi.

Primo: via di Vermincino, nella periferia di Roma, tra venerdì e sabato. Un ragazzo di vent’anni è su un’utilitaria a nolo, accanto a lui la sua fidanzatina minorenne. A un posto di blocco dei carabinieri, anziché fermarsi, sgasa. La fuga non dura molto, epperò provoca un incidente con una Smart e manda all’ospedale (per un dolore al petto) la donna che è al volante. Il 20enne viene arrestato con le accuse di resistenza a pubblico ufficiale e omissione di soccorso, salta fuori che il suo nome non è nuovo alle forze dell’ordine e nell’auto i militari trovano sia un passamontagna che un coltello che 500 euro in contanti.

 

 

Secondo: Bellona, Caserta. Un alt dei carabinieri. Un’Opel Antara con a bordo un uomo di 35 anni e una donna di 37 (è lei alla guida anche se si scoprirà poi che non ha manco mai ottenuto la patente) prosegue dritto a velocità medio-elevata. Di nuovo la scorribanda è breve, dura appena tre chilometri ma sono sufficienti affinché il 35enne getti dal finestrino un involucro che altro non è che un pacchetto di sostanze stupefacenti. Quando gli agenti, finalmente, li fermano, sempre lui tenta di disfarsi di una seconda confezione, identica alla prima, e contenente 9,5 grammi di cocaina (entrambi i pacchi sono recuperati dalle forze dell’ordine). Il risultato è un doppio arresto, la donna al carcere di Benevento e l’uomo in quello di Santa Maria Capua Vetere.

Terzo e quarto (accorpati perché si tratta della stessa città, Milano). In una vicenda ci sono due ragazzi che, sabato sera verso le 11, scappano a un posto di blocco della polizia su un’auto del servizio di sharing: la corsa si esaurisce, con l’inseguimento che ne nasce dato che riescono a “bruciare” il rosso di un semaforo, in zona Porta Romana, ma non senza un tamponamento e, a questo punto, i giovani (uno di loro - l’unico che per ora viene acciuffato e che si becca una denuncia per danneggiamento e resistenza- ha appena vent’anni, è italiano e con alcuni precedenti, non ha conseguito la licenza di guida) scappano a piedi e in direzioni opposte. L’altra storia riguarda una ragazza di 29 anni, giusto la sera prima, sui Navigli della Madonnina, che non si ferma nonostante una volante dell’Ufficio prevenzione le intimi l’alt perché sta guidando in modo spericolato, viene inseguita ed è in stato di alterazione dall’alcol: anche per lei scattano le manette, la sua fuga conta alcune automobili e qualche scooter urtati lungo in tragitto.