Reportage
Roccaraso, la ritirata dei napoletani: il racconto di questa domenica senza neve
Uè uè, dove sta la neve?». Davide, 25 anni, scende dal bus in maglietta a mezze maniche ed è euforico. Gasato. Anche se è partito da Paestum alle 5 di mattina, anche se si è fatto quattro ore di viaggio e 220 km su un pulmino malandato, anche se si trova di fronte a un panorama decisamente poco invernale. Machissenefrega, lui e i suoi 20 amici hanno speso 35 euro a testa per arrivare fin quassù e sono felici. Già, solo perché non sanno ancora cosa li aspetta: il secondo tragico fantozziano weekend a Roccaraso, per i turisti campani della domenica, è un mezzo flop. Anzi, un flop completo. O meglio, per restare in tema, una cagata pazzesca. Dovevano venire- sospinti dai video provocatori dell’influencer napoletana Rita De Crescenzo (che all’ultimo ha bidonato tutti, si dice, perché un po’ influenzata e il gioco di parole fa abbastanza ridere) - in 20mila a conquistare la piccola cittadina (1.500 abitanti), raddoppiando i numeri della disgraziata invasione (250 bus, caos, traffico, rifiuti, polemiche) di una settimana fa, e invece su 100 pullman autorizzati si sono iscritti sono in 57 e alla fine sono arrivati in 40, poco più di 2mila persone.
SENZA GHIACCIO
Ma soprattutto, Roccaraso è senza neve. Zero. Per sciare si deve arrivare alle piste che distano 7 km e il paese ha solo qualche angolo ghiacciato. «La neve se la sono mangiata tutta quelli di settimana scorsa a forza di scendere con gli slittini - spiegano gli abitanti e il resto l’ha fatto la pioggia di martedì e mercoledì». Una bella fregatura. Anche perchè loro, i turisti campani, non lo sanno e si aspettano le montagne bianche, mezzo metro di neve, ghiaccio e temperature sotto zero e lo capisci da come sono vestiti. Si presentano bardati come se fossero in Siberia: tute da sci colorate e fosforescenti stile Anni ’80, pesanti doposci con i quali faticano a camminare, colbacchi di finto pelo presi in bazar cinesi e, i più organizzati, bob rosso per le discese.
I pullman, nella prima grigia mattinata domenicale di febbraio, iniziano ad arrivare a Roccaraso alle 8.45 a intervalli regolari, dopo essere stati controllati a Castel di Sangro («Abbiamo fatto salire solo quelli autorizzati, gli altri li abbiamo mandati indietro o dirottati in altre località turistiche», spiega Sebastiano Picone, comandante della polizia municipale di Roccaraso e Castel di Sangro che ha organizzato tutto il servizio d'ordine nel paese chiamandolo ironicamente “Operazione Attila”). Sono partiti da Caserta, Sorrento, Napoli e trasportano soprattutto ragazzi e famiglie. Gente che non è mai stata in montagna e, in molti casi, non ha nemmeno mai visto la neve.
LA COMITIVA DI 38
«Siamo un gruppo di mamme con i figli, 38 persone in tutto- racconta Cristina, 32 anni- Ho organizzato tutto io: siamo partiti da Caserta alle 6.30 e il costo è di 20 euro a testa compresa una colazione. Io vengo spesso qui, ma adesso c’è troppa disorganizzazione. Poca neve? Vabbuò, noi tanto andiamo a pranzare in pizzeria, ho già prenotato». Altro bus, altre facce sorridenti, altri look trash, altri giovani illusi. Altre storie. «Questo viaggio me l’ha regalato mio fratello per i miei 40 anni». «Noi siamo tutti studenti, veniamo da Caserta». «Io ho portato le creature a vedere la neve». «Noi veniamo da Napoli, ma basta etichette, non ce le meritiamo. Non siamo maleducati». C’è di tutto, in questi arrivi.
La 50enne tirata (in tutti i sensi) a lucido come se dovesse andare a una sfilata, la ragazzona in carne che si è abbuffata della colazione senza calcolare le curve della montagna e, appena scesa, si libera del pasto, bambini impauriti e genitori orgogliosi, ma anche gruppi di filippini che lavorano a Napoli e si sono presi una giornata di relax. Dopo le operazioni di vestizione - che rubano parecchio tempo e vengono improvvisate per strada, ai bordi dell’autobus, tra i guard rail e i prati - inizia il cammino. Incolonnati, variopinti, chiassosi, i turisti partono a piedi verso il paese, 800 metri più su della statale. E poco alla volta, passo dopo passo, tutti si rendono contro della “sola”: non c'è neve. C’è chi si incazza («Nessuno ci ha avvertiti», come se non esistessero le previsioni del tempo), ma anche chi la prende con filosofia («Faremo un pic nic, abbiamo portato il casatiello») e chi si ostina e si ferma a comprare comunque uno slittino. Durante il lento tragitto qualcuno scambia battute con i residenti sui balconi («Vi aspettiamo a Mergellina questa estate», che sa tanto di minaccia), altri provano a svoltare la giornata investendo in “Gratta e vinci” e altri ancora decidono di andare sulle piste da sci, ma si lamentano con i vigili perche i taxi non fanno fattura (già, il mondo ormai gira al contrario).
FINE CORSA
Il fine corsa è il piazzale dell’Ombrellone, dove parte la seggiovia per un punto della montagna più alto (ma senza neve) e dove c’è uno spiazzo pendente leggermente ghiacciato in cui bimbi e adulti si buttano giù con gli slittini come se fossero Sofia Goggia. Ad accogliere tutti una musica neomelodica sparata ad alto volume da un baracchino che vende pizzette (ovviamente è arrivato oggi per l’occasione fiutando l’affare) e il sindaco in persona, Francesco Di Donato, che controlla situazione dopo la devastazione della scorsa settimana. «Roccaraso è pronto ad ospitare tutti, ma tutti devono comportarsi bene a Roccaraso. Sette giorni fa abbiamo avuto un danno d’immagine notevole. Il sindaco ha il dovere di tutelare i cittadini, gli ospiti e il patrimonio naturale del territorio». I numeri, questa volta («Ma guardate che questo turismo domenicale c’è da 40 anni, solo che non era mai arrivata tanta gente tutta insieme: e fa bene comunque ai commercianti perché la gente spende almeno 10 euro a testa», spiegano gli anziani del paese), sono più contenuti e tutto fila liscio. «Rispetto alle 32 mila persone, tra sciatori e turisti mordi e fuggi, di domenica scorsa oggi l'affluenza è calata del 50 per cento. I motivi? Il brutto tempo, le polemiche e la partita di calcio Roma-Napoli», spiega il primo cittadino.
Tutto sotto controllo, insomma, fin quando tal Antony Sansone, 27 anni, influencer, attacca davanti a tutti proprio il sindaco. «Devi chiedere scusa a Napoli», gli urla in faccia. «Ti voglio bene, voglio bene a tutti i napoletani, forza Napoli», risponde ironicamente Di Donato. Il peggio del peggio, però, il trash del trash, va in scena pochi minuti e pochi metri più in là, quando si presenta Emilio Borrelli, deputato di Avs, che si scontra con il solito Antony. Il risultato è dieci minuti di insulti («Vergognati», «Cialtrone») urlati di fronte alle telecamere con un unico obiettivo per entrambi: far parlare di sé. Quando torna la calma dopo l’intervento delle forze dell’ordine e finiscono i pic nic improvvisati sulla neve, piano piano, il paese inizia a svuotarsi. I turisti iniziano la lenta discesa verso i pullman, pronti a ripartire nel primo pomeriggio. L’entusiasmo lascia spazio alla stanchezza, le teste si abbassano, le camminate diventano pesanti. Solo la domanda resta la stessa: «Uè uè, dove sta la neve?».