Azione a tenaglia

Capodanno a Milano, dopo l'orrore il reato di "molestie islamiche": la mossa della Lega

Fabio Rubini

I fatti di piazza Duomo, con le molestie sessuali collegate alla pratica islamica del taharrush gamea- l’aggressione di massa per ristabilire il dominio dell’uomo sulla donna, umiliandola -, hanno segnato un punto di non ritorno nella lotta all’islamizzazione del nostro Paese. A farsi portatrice della battaglia è stata la Lega che ha deciso di sferrare un’offensiva su più fronti che prevede proposte di legge al Parlamento nazionale, mozioni nei Consigli regionali (si parte in Lombardia) e interrogazioni all’europarlamento.

Un’azione a tenaglia che ha come perno l’introduzione nell’ordinamento giuridico del “reato di violenza sessuale di gruppo durante gli eventi di massa, manifestazioni pubbliche, in luogo pubblico o aperto al pubblico”. Un’iniziativa che ha come primo firmatario l’onorevole Igor Iezzi e che si è resa necessaria proprio «per fermare il diffondersi di questa orribile pratica che ha l’obiettivo principale di punire e sottomettere le donne». La creazione di questo reato, inoltre, andrebbe a colmare un cono d’ombra nel nostro ordinamento che «non prevede una fattispecie specifica per le molestie sessuali». Infatti spiega sempre Iezzi: «Finora, a seconda dei casi, i comportamenti sessualmente molesti o sono stati integrati alla violenza sessuale, nei casi più gravi; o derubricati a violenza privata». Questo nuovo reato, insomma, andrebbe a colmare questo vuoto normativo.

 

 

 

Come detto questa iniziativa fa parte di un «pacchetto contro l’islamizzazione», che è stato presentato ieri nel corso di una conferenza stampa al Pirellone, sede del Consiglio regionale della Lombardia. Oltre a quella appena descritta ci sono altre due proposte di legge al Parlamento: «La prima proposta presentata riguarda l’aumento dei reati per i quali viene tolta la cittadinanza- prosegue il deputato del Carroccio -; la seconda mira ad impedire nei luoghi pubblici l’uso del burqa o di qualunque altro copricapo che celi il volto della persona che l’indossa». Una proposta che prende le mosse dall’analoga legge che è entrata in vigore in Svizzera a partire dal primo gennaio di quest’anno. In sostanza «verranno tipizzati i luoghi- ad esempio quelli di culto- dove si potrà avere il volto coperto, ma una volta in strada o in altro luogo pubblico, il copricapo dovrà essere tolto». Ma la proposta non si limita a questo: «Spesso questo tipo di costrizione riguarda minori. In questo caso uno specifico articolo della legge prevede che le autorità possano interessare il tribunale dei minori, con interventi di varia natura, vino ad arrivare ad agire sulla patria potestà».

Sull’uso corretto del burqa e similari si concentra anche una mozione che la Lega ha presentato al Consiglio regionale della Lombardia e che verrà discussa nel Consiglio del prossimo martedì. Come spiega la prima firmataria, Silvia Scurati «impegnerà la giunta a sollecitare governo e parlamento ad adottare iniziative per vietare l’uso del burqa e del niqab nei luoghi e negli edifici pubblici; a dare piena attuazione di una delibera regionale sul tema, che venne approvata nel 2015 durante la presidenza Maroni». La mozione pone particolare attenzione anche alle scuole, perché, spiega Scurati: «Le minorenni, che spesso in famiglia non hanno voce in capitolo, devono essere aiutate ad integrarsi nella nostra società. E chi meglio delle scuole può aiutare questo processo...».
Restando in Regione Lombardia, il capogruppo del Carroccio, Alessandro Corbetta, ha parlato dell’importanza della lotta della Lega «contro la volontà di sopraffazione della nostra cultura» e rivolgendosi indirettamente al premier Meloni ha chiesto «una stretta immediata sulla concessione della cittadinanza e un’accelerazione sui rimpatri».

 

 

 

La lotta all’islamizzazione avrà un punto focale anche a Bruxelles. Non a caso ieri era presente l’europarlamentare Silvia Sardone - più volte minacciata per le sue battaglie anti islam e finita sotto scorta -: «Con queste azioni vogliamo che la Lombardia si metta alla testa di questa battaglia. Siamo vicini al punto di non ritorno. In Italia, a Milano, ci sono già zone dove vige la legge della shari’a e che, come via Padova, sta diventando un ghetto, nel silenzio di Beppe Sala e della sinistra». Oggetto dell’azione al parlamento europeo sarà un’interrogazione per sapere perché «molte campagne informative vedono donne col capo e il volto coperto. Questa non è l’immagine dell’Europa. E quegli indumenti rappresentano un vero e proprio simbolo di sottomissione della donna. Non dobbiamo avere paura di quello che siamo. Le anime belle ci spiegano che quella del burqa è una scelta libera e consapevole, ma io mi chiedo: davvero le bambine col volto coperto all’asilo hanno fatto una scelta consapevole?». Poi, ricordando le minacce ricevute anche di recente, ha espresso rammarico per «il silenzio delle femministe e delle donne di sinistra. Da loro non ho ricevuto nemmeno un sms... ma ho dormito bene lo stesso».