Scelte controverse
Arezzo, cerca di demolirgli casa con la ruspa e lo uccide a fucilate? Per i pm è omicidio volontario
Immaginate di essere a cena con la famiglia quando, improvvisamente, i muri i casa iniziano a traballare, l’intonaco si sbriciola, c’è polvere ovunque e il tetto dà evidenti segni di cedimento. E immaginate anche che - spaventati, allarmati, preoccupati - vi affacciate alla finestra e scoprite che tutto quel caos è causato dal vicino che ha appena distrutto quattro delle vostre auto in giardino e ora sta cercando di buttar giù la casa a colpi di ruspa. Beh, che fareste in una situazione del genere? Scappereste incontro a quel folle con il rischio di essere investiti o provereste a difendere la vostra proprietà, la vostra libertà, la vostra famiglia fermandolo in qualche modo?
Sandro Mugnai, fabbro toscano (località San Polo, provincia di Arezzo) di 53 anni, la sera dell’Epifania del 2023 si è trovato esattamente in questa drammatica e assurda situazione e ha deciso d’istinto perla seconda ipotesi (a tavola con lui c’erano altre sei persone: l’anziana madre, uno dei due figli, la moglie e i cognati), ha impugnato un fucile e ha sparato cinque colpi uccidendo Gezim Dodoli, 59 anni, impresario edile albanese con il quale c’erano già stati altri screzi. Per questo motivo però, ora, andrà a processo (lo ha deciso il giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Arezzo e l’inizio è fissato per il 15 marzo) con l’accusa di omicidio volontario. Già, niente legittima difesa e viene da chiedersi, a questo punto, cosa deve succedere per potersi davvero difendere.
Mugnai, all’epoca dei fatti, è subito stato arrestato dai carabinieri per omicidio volontario, ma quattro giorni dopo il giudice per le indagini preliminari lo ha scarcerato riconoscendo nella sua condotta la legittima difesa. «Sono un uomo disperato anche se convinto d’essere innocente - aveva spiegato ai giornalisti appena tornato in libertà -. Ho agito per salvare la mia famiglia. Quell’uomo stava facendo crollare la nostra casa, eravamo in trappola come topi. Non avevo altra scelta che sparare. Io ho la fedina penale candida, sono un uomo perbene, un volontario, mi piace aiutare le persone». E ancora. «Non avevo scelta. Eravamo in sette a tavola per festeggiare l’Epifania, la notte dei regali.
Tutti allegri, tutti felici. A un certo punto abbiamo sentito un frastuono in giardino. Il mio vicino di casa, con la ruspa, cercava di aprirsi un varco tra le macchine parcheggiate. Poi si è scagliato contro la casa. Mio fratello ha cercato di uscire per fermarlo ma lui ha tentato di schiacciarlo e con la benna ha danneggiato la porta d’ingresso.
Non era possibile fuggire, aveva semidistrutto la porta bloccandola, l’unica via d’uscita. Gli urlavo di andare via ma non si fermava. È stato un vero incubo. Tutti gridavano terrorizzati. Ho preso il fucile da caccia, pensavo che forse sarei riuscito a spaventarlo, a farlo ragionare. E invece... Ho sparato il primo colpo di avvertimento a terra, ma lui non si è fermato. Ho sparato ancora e miravo in basso sperando di ferirlo alle gambe. Ad un tratto la ruspa si è fermata. Ho salvato le vite della mia famiglia e la mia. Ma a un prezzo altissimo. Piango ancora per quell’uomo, però ripeto: non c’erano altre possibilità».
La vicenda giudiziaria nei confronti di Mugnai (che tre settimane fa ha ricevuto la visita e il sostegno del generale Vannacci) sembrava orientata verso l’archiviazione, invece il pubblico ministero ha chiesto e ottenuto il rinvio a giudizio: l’ipotesi di reato contestato dalla Procura era quello di eccesso colposo di legittima difesa e per questo in aula sono stati chiesti 2 anni e 8 mesi di condanna. A quel punto, però, c’è stato il colpo di scena: secondo il gup non era eccesso colposo di legittima difesa né di legittima difesa. E così il giudice ha chiesto alla Procura di procedere con un nuovo capo d’imputazione (omicidio volontario) ed è partita la nuova udienza preliminare che si è conclusa, ora, con la richiesta di rinvio a giudizio per omicidio volontario. In caso di condanna Mugnai rischierebbe fino a 21 anni di carcere.