Antisemitismo rosso
Giorno della memoria, la rivolta degli ebrei contro Anpi e sinistra: "Ci chiamano assassini"
La rivolta corre da Milano a Roma, passando per Bologna. La soglia di sopportazione, del resto, è stata ampiamente superata. Prima gli insulti, poi le minacce, infine le aggressioni. Gli ebrei come bersaglio di Anpi e sinistra radicale. Un clima avvelenato che, arrivati alle soglie della Giornata della Memoria (il 27 gennaio), ha fatto scoppiare la pentola a pressione. Tra la comunità ebraica italiana e gli eredi dei partigiani la frattura è insanabile. Dagli attacchi di Hamas del 7 ottobre 2023 a oggi, l’escalation di odio rosso, antisemitismo mascherato da antisionismo, ha raggiunto livelli tali per cui gli ebrei diserteranno gli eventi in memoria dell’Olocausto che vedono la presenza dell’Anpi. Del resto, come poter sfilare insieme a chi parla di «genocidio», paragonando quanto avviene a Gaza con la Shoah, dandoti dell’assassino e provando a rovesciare la storia?
Qui Milano. Lunedì, la comunità non andrà in Comune per il tradizionale incontro con gli studenti delle scuole a cui partecipano Anpi e Aned (l’associazione degli ex deportati). «Noi soffriamo tutti i giorni per l’antisemitismo, quindi è inutile onorare una volta all’anno gli ebrei morti e non difendere gli ebrei vivi. Quelli dell’Anpi non possono farsi sentire un giorno all’anno ed essere proprio loro, che hanno paragonato la Shoah a quello che è successo a Gaza, a parlare di memoria. È inutile fare finta di nulla», spiega il presidente della comunità ebraica milanese, Walker Meghnagi. Non a caso, meno di un anno fa, l’allora presidente dell’Anpi provinciale di Milano, Roberto Cenati, si era dimesso in contrasto con la posizione dell’associazione a livello nazionale proprio sul termine “genocidio”. Fu l’unico a fare un passo indietro. «L’Anpi non è mai venuta alle conferenze che abbiamo organizzato al Tempio maggiore di via Guastalla e non si è mai fatta sentire in questi due anni. Non andiamo a farci applaudire il Giorno della Memoria. Guardiamo anche cosa sta succedendo con gli insulti a Liliana Segre: gli studenti mandiamoli a vedere il film “Liliana”, parliamo della memoria e non di altro», aggiunge Meghnagi. A cui Primo Minelli, attuale presidente meneghino dell’Anpi, risponde così: «Noi non prendiamo ordini da nessuno e non ci lasciamo intimidire. La battaglia contro l’antisemitismo per noi è 365 giorni l’anno. La comunità ebraica dovrebbe rispettare la giornata del 27 gennaio e non sporcarla con polemiche sterili che lasciano il tempo che trovano».
Capito come si rigira la frittata? Diserterà gli eventi legati alla Shoah anche la Brigata Ebraica, sempre contestata da centri sociali e musulmani ogni 25 aprile. «Vedo nella società italiana e in alcune istituzioni muoversi un odio antiebraico che arriva a strizzare l’occhio a regimi totalitari come Iran e Hamas pur di criticare gli ebrei e Israele. Se diventa problematico partecipare con le insegne della Brigata al Giorno della Memoria o al 25 Aprile, è chiaro che anche dalla società italiana sta nascendo qualcosa di inquietante», spiega Davideo Romano, direttore del Museo della Brigata Ebraica.
Qui Roma. In un’aula della facoltà di Lettere, il Comitato Sapienza per la Palestina ha organizzato - proprio per il 27 gennaio - il convegno “Proteggere la memoria. La Shoah, Gaza e la Storia”. Si discuterà un rapporto di Amnesty dal titolo emblematico: “Ti senti come se fossi un subumano: il genicidio di Israele contro la popolazione palestinese a Gaza”. Una memoria unidirezionale, quella dei soliti collettivi rossi a cui il contraddittorio non piace. Gli stessi che provarono a mettere il bavaglio, con la forza, al direttore editoriale di Libero, Daniele Capezzone, e al conduttore de L’Aria che tira, David Parenzo. Entrambi colpevoli di non non adeguarsi al pensiero unico.
Nella Capitale è Noemi Di Segni, presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane, a dettare la linea: «Premesso che tutto quello che è avvenuto con le manifestazioni di odio e ribaltamento e distorsione dei termini ci porterebbe a pensare di non partecipare a nulla, non possiamo lasciarci andare all’istintività. Bisogna essere pragmatici e razionali, non ci si può sottrarre alla presenza. La linea è quella di partecipare a momenti alti e accertarsi che forme e contenuti siano focalizzati sulla Giornata della Memoria della Shoah e non su altro, temi che non hanno nulla a che fare con lo sterminio ebraico». E dunque l’affondo: «Non saremo presenti ad alcune manifestazioni, mi dispiace sottolinearlo, come quelle dell’Anpi, dove in molte sezioni, per fortuna non in tutte, nel tono generale la narrativa è distorta. Diventa quindi irricevibile un invito di questa associazione per come si comporta rispetto a Israele e alla questione mediorientale». Partigiani colpiti e affondati. Salva, ovviamente, l’iniziativa «elevatissima» col presidente Mattarella al Quirinale.
Qui Bologna. Or ’Ammim, la comunità ebraica progressiva presente in città, diserterà le iniziative organizzate in ricordo della Shoah in polemica con il Comune. La sola bandiera palestinese a sventolare su Palazzo d’Accursio (quella israeliana è stata issata solo dopo il blitz dei centri sociali alla sinagaga, tra cori e scritte pro Gaza sui muri), come da decisione del sindaco Pd Matteo Lepore, non è ancora stata digerita. «Bologna vuole ricordare ipocritamente i nostri nonni uccisi, mentre sventola la bandiera di chi vuole uccidere noi e i nostri figli oggi e lo grida con chiarezza. L’amministrazione vorrebbe piangere un genocidio mentre ne inventa un altro, che serve a disumanizzarci e sterminarci di nuovo. No grazie. Non ci presteremo. Non collaboreremo», attacca il presidente di Or’Ammin, Carmen dal Monte. La stoccata della comunità progressiva è dritta al cuore del centrosinistra: «Bologna ha vissuto, nell’ultimo anno, il peggior clima di antisemitismo dal dopoguerra. Con la piena corresponsabilità di un’amministrazione comunale che ha ignorato l’allarme per il clima di antisemitismo nell’Università».