L'analisi

Scudo per le forze dell'ordine, le critiche e l'impunità dei giudici che non pagano mai

Gianluigi Paragone

Prima ancora di conoscere il testo della norma ci siamo tuffati nel mar grosso delle polemiche: scudo sì e scudo no. Magari questo famigerato “scudo” nemmeno mai ci sarà, affondato dalle parole di troppo. Premetto che se mai il parlamento dovesse decidere di proteggere un po’ di più i nostri agenti di polizia, carabinieri e altri uomini e donne in divisa la cosa non mi turberebbe affatto: non parto dal presupposto - proprio della sinistra- che costoro agiscano per ledere i diritti degli altri, per menare per sport o per reprimere il dissenso. Penso piuttosto che questi lavoratori e queste lavoratrici meritino un “di più” di protezione perché lo scontro è diventato asimmetrico. Chi agisce per creare “disordine”, avendo rotto quel patto sociale che è l’ordine, non avrà mai remore circa l’uso di qualsiasi arma, propria e impropria come per esempio la propaganda contro le forze dell’ordine o, peggio, le azioni giudiziarie con l’obiettivo di creare disagio visto che gli agenti sotto inchiesta il più delle volte si ritrovano coi turni di servizio congelati e quindi con lo stipendio sospeso. Lo scudo in questione sarebbe servito per proteggere non dei delinquenti ma chi si è arruolato e lavora per garantire l’ordine dal disordine.

Ma siccome in Italia la sinistra pensa che poliziotti e carabinieri difendano l’ordine con i metodi illegali del disordine, ecco che scoppia la polemica. Ho sentito dire: «Lo scudo li renderebbe diversi dagli altri italiani» oppure «La destra vuole evitare che paghino quando sbagliano» e tirano fuori il solito caso del povero Stefano Cucchi. Allora sarà bene dire due, tre cosette. La prima è che i cosiddetti scudi non sarebbero un “unicum”, anzi recentemente proprio il governo di centrosinistra del Conte 2 ne approvò uno per manlevare tutto il personale medico sanitario interessato alle vaccinazioni: in nessun caso i vaccinati avrebbero mai potuto recriminare reazioni avverse o altro ai medici vaccinatori. La manleva insomma esiste. Ovviamente nulla in confronto allo “scudone” che protegge in modo assoluto i magistrati italiani. Mi fa specie sentir dire come una cantilena che i poliziotti e i carabinieri debbono pagare se ledono le persone nell’esercizio della propria attività e che quindi lo scudo sarebbe un abuso, quando in Italia gli operatori della legge possono rovinare la vita delle persone senza pagare mai dazio.

 



Fatevi raccontare dalle vittime della giustizia le pratiche di certi pm, l’uso del carcere più duro per confessare cose che non hanno mai commesso. Nelle ultime settimane mi è capitato di incrociare la storia di Michele Padovano, l’ex calciatore della Juve accusato di essere coinvolto in una storia di narcotraffico internazionale e assolto dopo 17 anni, nei quali ha conosciuto l’isolamento, il carcere, il potere assoluto di alcuni giudici inquirenti per difendersi dal quale se non hai soldi sufficienti sei spacciato. «Io ho avuto la possibilità di pagarmi avvocati e di poter contrastare le tesi dell’accusa - ha raccontato - ma tanti altri non hanno i soldi per farlo e si ammalano o si tolgono la vita in carcere. Non è giusto». Già, non è giusto.
In Italia le storie di malagiustizia sono decisamente troppe e persino troppo evidenti, ma fintanto che i magistrati hanno lo “scudone” queste storie saranno “incidenti di percorso”.