Costretto dal nonno a spacciare
Aveva allestito una vera e propria ditta dello spaccio a conduzione familiare, nella quale aveva coinvolto persino il nipotino di otto anni. Ignazio Di Paola, un pregiudicato di Casteldaccia. alle porte di Palermo, avrebbe dovuto essere arrestato dai carabinieri del capoluogo siciliano nell'ambito dell'operazione 'Pater Familias', ma è morto lo scorso luglio percause naturali. In manette sono invece finite altre nove persone, tutte con l'accusa di aver organizzato un vasto traffico di stupefacenti, rifornendo le piazze per lo spaccio al dettaglio nelle aree attorno a Palermo. Denunciati a piede libero altri sei, di cui tre minorenni. Secondo la ricostruzione fatta dai militari, Di Paola, insieme alla moglie, ai figli e al genero, avevaavviato un'articolata struttura criminale per lo smercio dello stupefacente, la cui vendita avveniva presso la propria abitazione e in una sala giochi a Casteldaccia. La cessione della droga avveniva dalla finestre del piano terra dell'abitazione, situata in uno strettovicolo del centro storico di Casteldaccia, direttamente nelle mani degli acquirenti, che compravano le dosi senza nemmeno uscire dalla macchina, in un sorta di «fast food» degli stupefacenti. Altro luogodi spaccio era la sala giochi. Ognuno aveva un proprio ruolo: il capofamiglia acquistava, tagliava e confezionava le dosi, moglie e figlia tenevano la cassa, il genero si occupava del traffico della cocaina, mentre i due figli di Di Paola (minori all'epoca dei fatti) reclutavano e addestravano giocani pony express per la distribuzione della merce sul territorio tra Palermo, Bagheria e Casteldaccia. A dimostrare che Di Paola impiegava, nelle sue attività illecite, anche un ragazzino di soli otto anni sono i video realizzati dai carabinieri attraverso telecamere nascoste. In diverse immagini si vede il bimbo che vende la droga.