il report
Violenze in piazza, gli 007: "Da anarchici e antagonisti le minacce più pericolose"
Bastonate. Bottigliate. Calci. Transenne e cartelli stradali usate come arieti. Bombe carta. Le divise come bersagli da colpire e spedire all’ospedale (273 i feriti, nel 2024, tra le forze dell’ordine, ovvero il 127,5 per cento in più rispetto all’anno prima). E indovinate un po’, numeri alla mano, chi sono i - praticamente unici - responsabili delle aggressioni di piazza? Nessuno di loro indossa la camicia nera. Hanno tutti il pugno mancino chiuso: sono gli antagonisti e gli anarchici, i “bravi ragazzi” dei centri sociali e dei collettivi studenteschi sempre coccolati dalla sinistra. La quasi totalità degli attacchi pianificati contro poliziotti e carabinieri, stando a quanto filtra da Roma, si è materializzata durante i 1.874 cortei organizzati in tutte città d’Italia formalmente «per la pace» ma in realtà con l’unico scopo di alzare la tensione sventolando bandiere palestinesi. Solo una minima percentuale di incidenti sarebbe riferibile al mondo ultras (gli scontri tra opposte tifoserie si sono riaccesi nell’anno appena concluso, specie al sud e in categorie minori).
A preoccupare - e gli ultimi episodi di Torino, Roma e Bologna parlano chiaro - sono le piazze rosse. In grado di coagulare attorno a sé gli elementi peggiori della galassia di estrema sinistra. Gruppi e gruppuscoli che si saldano e sfilano con il chiaro obiettivo di provocare e assaltare i celerini impegnati nella gestione dell’ordine pubblico. Ogni scusa è buona: da Gaza all’ambiente, dall’opposizione al “decreto sicurezza” a quella alla Tav, arrivando ora al caso Ramy. L’odio anti-divise è il collante che vale per tutte le stagioni. «Gli analisti ci restituiscono degli identikit ben precisi di soggetti che partecipano ad alcuni centri sociali, ad alcune formazioni che variano i pretesti», conferma il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi. E così, nelle manifestazioni critiche, la probabilità che i reparti di polizia contino feriti è dell’85 per cento. Quando si mobilita l’estrema sinistra la violenza è praticamente certa. «Nel 2024, quasi un agente è rimasto ferito ogni giorno.
Rispetto al 2023, infatti, i feriti tra le sono aumentati del 42 per cento al giorno. Ogni settimana, oltre cinque colleghi finiscono all’ospedale, spesso in condizioni gravi, vittime di attacchi che non rispettano più alcun limite. Chi indossa una divisa è diventato il bersaglio di una violenza crescente, che colpisce tanto nelle manifestazioni quanto nelle operazioni quotidiane contro gruppi criminali sempre più organizzati e violenti», spiega Domenico Pianese, segretario generale del sindacato di polizia Coisp. Diventa quindi vitale l’approvazione del tanto vituperato (da sinistra, guarda caso) “decreto sicurezza”: «In questo quadro è urgente l’approvazione del ddl sicurezza: non possiamo più aspettare. Questo disegno di legge è essenziale per dare agli agenti gli strumenti necessari per difendersi e per contrastare efficacemente l’escalation di violenze. Non è solo una questione di sicurezza per le forze dell’ordine ma di protezione per l’intera società. La violenza contro chi garantisce l’ordine pubblico è un attacco diretto allo Stato e alla democrazia».
C’è di più. L’ultima relazione annuale “sulla politica dell’informazione per la sicurezza”, stilata dal Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica, ha registrato nel 2023 ben 35 «azioni dirette» (21 rivendicate e 14 non rivendicate) di matrice anarco-insurrezionalista. In 24 casi con danneggiamenti, in sei con l’uso di ordigni incendiari, in quattro con l’uso di ordigni esplosivi, in uno tramite hackeraggio. Quali gli obiettivi colpiti? Infrastrutture di trasporti (16 volte), forze dell’ordine, tribunali e carceri (sette), imprese e industrie (cinque), banche e poste (quattro), sedi istituzionali e di partiti politici (due), caserme militari (una). E le città? È il nord a pagare maggiormente dazio: undici attacchi a Roma, quattro a Genova, tre a Torino e Trento, due a Milano e Firenze. E attenzione a quanto scrive l’intelligence: «L’attivismo anarco-insurrezionalista ha rappresentato, nello scenario eversivo interno, il più concreto e insidioso vettore di minaccia, con un ampio ventaglio d’interventi, da cortei e presidi, in alcuni casi pure al fianco di altre realtà antagoniste per innalzarne il livello di radicalità, agli atti di vandalismo e danneggiamenti». È sempre il solito filo rosso che lega i professionisti del disordine.