Il diritto di pochi

Roma, "barbecue con i banchi" nel liceo occupato: ora chiedono un salvacondotto per uscire

La domanda tra i residenti che vivono nei pressi del Liceo Virgilio di Roma, da qualche giorno, è una sola: gli studenti che hanno occupato l'istituto quando se ne vanno

Dal momento dell'irruzione, nella notte tra 28 e 29 novembre, è iniziata la tradizionale sarabanda di disagi, eccessi, provocazioni in libertà. Banchi gettati dalle finestre, il legno ricavato utilizzato addirittura per barbecue improvvisati (con la carne sbattuta contro il muro e lasciata nella spazzatura), musica ad alto volume fino alle 4 di notte, partite di pallone nelle aule e nei corridoi, vandalismi, muri imbrattati e altri scempi assortiti, mascherati da "esigenze formative", "diritto alla protesta", "formazione di coscienza politica" e via discorrendo. 

I vicini hanno notato una partecipazione minore rispetto agli anni precedenti, si parla di 40/50 studenti, per lo più di sesso maschile. Ma la musica non cambia. 

Ora, dopo i sit-in di protesta organizzati dalla preside Isabella Palagi e le contestazioni dei genitori, sembra arrivata l'ora della "resa". Lo testimonia un documento del Collettivo Auto-organizzato Virgilio, gli autori dell'occupazione, in cui si comunica "l'intenzione di abbandonare l'edificio entro e non oltre giovedì 12 dicembre". Questo perché "nonostante la nostra organizzazione preveda corsi che riteniamo necessari per il nostro percorso politico", la loro priorità "rimane e rimarrà sempre tutelare gli occupanti, e vorremmo evitare di ritrovarci nella spiacevole situazione che prevede la punizione di una sola parte degli studenti". 

Si aprirà dunque una trattativa per anticipare l'uscita, ma a un patto: avere la garanzia "sulla tutela di eventuali studenti identificati all'interno e nelle vicinanze dell'edificio". Si chiede al Consiglio di Istituto "un documento scritto e firmato nel quale si specifica che nessuno studente identificato subirà ripercussioni a livello scolastico". Un salvacondotto totale, insomma. Se così sarà, assicurano gli occupanti, si potrà portare avanti "un dialogo costrutti e raggiungere una risoluzione che metta d'accordo le due parti". Se così non sarà, nessun problema: c'è sempre la carta dell'occupazione di spazi che sono, però, di tutti.