Cortocircuito
Marco morto di freddo in garage: a lasciarlo senza casa l'attivista anti-sfratti
“Basta sfratti! Basta persone in strada!”. “Siamo arrabbiati e sconvolti, accoglienza degna! Accoglienza subito!”. “La casa è un diritto!”. “Impensabile lo sfratto!”. “La casa è un diritto fondamentale”. E ancora: “Case, accoglienza e servizi per tutt*”. “Non raccontiamoci panzane. Ci sono oltre 100 persone che vivono in strada o ospitate temporaneamente nei dormitori cittadini”.
A leggere queste righe che riportano encomiabili principi, anche giusti per carità, viene da pensare che chi li pronuncia abbia pure una certa coerenza. Ma dalle parole ai fatti passa un abisso, soprattutto se si scopre che il proprietario della casa da cui era stato a mandato via Marco Magrin, il 53enne di Treviso, l freddo in un garage, è un noto attivista dei centri sociali, e dell’associazione, ironia della sorte, “Caminantes. La casa è un diritto”. Una associazione, per un’amara beffa del destino, che da anni è in prima linea nella lotta agli sfratti. Ma facciamo un brevissimo passo indietro.
LA TRAGICA FINE
È sabato scorso, quando a Monigo, piccolo sobborgo in provincia di Treviso, i vigili del fuoco rinvengono all’interno di un garage il cadavere di un uomo. Quell’uomo è Marco Magrin, appunto. La sua storia ve l’abbiamo raccontata ieri, su queste colonne. Italiano, italianissimo, nato in un paese del Padovano, Marco da circa un mese vivevain un garage perché era stato cacciato. Aveva un lavoro regolare, sfilettava tranci di merluzzo, ma quei pochi soldi che prendeva non gli bastavano per pagare l’affitto. Addirittura, si faceva anche la doccia al lavoro perché in casa non aveva neanche l’acqua calda.
Giovedì sera, 28 novembre, l’ultimo avvistamento, in quel bar dove era solito andare per cercare un po’ di tepore dopo che la vita ti ha messo dinanzi a povertà e solitudine. Poi venerdì mattina l’allarme. Un collega, non vedendolo arrivare, ha allertato i suoi amici. Al sabato, quando i vigili del fuoco l’hanno trovato, era steso su un fianco, solo, al gelo, con ancora il giubbotto addosso e un berretto di lana ben stretto sul capo. Per lui, ormai, non c’era più niente da fare. Il cuore non ha retto e Marco è morto.
Ma chi è il proprietario della casa dove stava Marco? Il paradosso vuole che si chiami Andrea Berta e sia, come detto, un noto attivista dell’associazione “Caminantes. La casa è un diritto” e del centro sociale Django, di Treviso. Berta da anni partecipa alle loro attività e alle battaglie di chi lotta per non perdere la casa. Anzi, esattamente otto giorni fa, l’associazione, con Berta in prima linea, aveva fatto irruzione nel bel mezzo del consiglio comunale, per dire: «Basta! Suvvia! Basta alla raffica di sfratti in città!» Proprio Berta era tra coloro che reggevano lo striscione.
“Casa, accoglienza, e servizi per tutt*”, c’era scritto a caratteri cubitali in nero, con la e rovesciata mi raccomando. E ancora: “Basta sfratti! Basta persone in strada!”. Ma quella “e” rovesciata, divenuta il simbolo del linguaggio più inclusivo, ha dimenticato di includere Marco. Uno degli ultimi, una persona invisibile.
L’IMBARAZZATA DIFESA
La vicenda comincia diversi anni prima, con un’eredità, come ci fa sapere Antonella Maria Tocchetto, legale di Andrea Berta, nonché consigliera comunale del Pd a Treviso. «Il mio assistito - spiega il legale a Libero - ha ricevuto in eredità dalla zia questo immobile alla fine dell’anno scorso. Quando ha scoperto che lì dentro c’erano due persone (Marco Magrin e la compagna, ndr) ha detto loro che non poteva più permettersi di pagare le utenze. Ma Berta non sapeva che Magrin fosse uscito di casa e dove vivesse». Sì, ma sapeva che stava al freddo? «Sapeva che c’era una forte morosità». Ma non si è preoccupato? Proprio lui che lotta per il diritto alla casa? «Marco Magrin diceva che se ne sarebbe andato». Così, un giorno, Berta vedendo che l’appartamento è vuoto, cambia tutte le serrature. Sabato scorso, Marco Magrin muore di freddo.
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IL CORTOCIRCUITO
Ieri, proprio il centro sociale Django di Treviso, senza alcun pudore, pubblica un post attaccando sindaco e istituzioni: «I colpevoli siete voi, vergognatevi miserabili». Il tutto accompagnato da un messaggio che Magrin aveva scritto sui social chiedendo aiuto al sindaco. E, ovviamente, non poteva mancare la voce di Ilaria Salis, paladina delle occupazioni abusive, che però, ricordando la tragica fine di Marco, si è dimenticata di specificare l’identità del proprietario di casa: «La casa è un diritto universale. Non certo le occupazioni di alloggi popolari sfitti e abbandonati, ma l’assenza di politiche abitative per tutti è il vero crimine».
Duro invece l’attacco del vicepresidente in Senato di Fratelli d’Italia, Raffaele Speranzon. «I tipi dei centri sociali sono quelli che fanno i cortei per la casa e che occupano abusivamente le case degli altri, poi se è casa loro sfrattano chiunque, soprattutto se il malcapitato è italiano. Il povero Marco Magrin è stato ucciso dalla sinistra ipocrita e dall’indifferenza». Che dire. Era maggio scorso, quando proprio gli attivisti del centro sociale Django inveirono contro sindaco e istituzioni in seguito a uno sfratto. «Vergognatevi- dissero - con che faccia guardate i vostri figli dopo che buttate fuori casa la gente?». Infatti.
Con che faccia?