Parco Verde
Rita Bellezza, la vita extra-lusso della pasionaria di Caivano che ce l'ha con Giorgia Meloni
La curiosa vita dorata della pasionaria del Parco Verde, la signora Rita Bellezza. È da giorni che imperversa sui social e nei notiziari online accusando la Prefettura e il Governo di averla sfrattata insieme ai figli minorenni. «Siamo senza tetto, tutti: grandi e piccoli», ha urlato nel corso di una manifestazione di protesta, «ci hanno trattati come animali, ma nemmeno gli animali si abbandonano». «No, no», ha fatto col dito ammonitore e voce rotta dall’emozione.
Capelli nero corvino, un filo di trucco e l’immancabile tatuaggio sul braccio: la donna è la leader del gruppo di mamme arrabbiate che ce l’hanno con padre Maurizio Patriciello («Ci avete sottovalutate» affermano le Erinni senza, però, spiegare quale sarebbe l’effetto di questa sottovalutazione) e con Palazzo Chigi che ha deciso di fare pulizia nella più grande piazza di spaccio della regione. Un luogo di violenza e sopraffazione. Un inferno in ferro e cemento dove, nel 2023, son state stuprate due cuginette da un gruppo di ragazzini e dove, nel 2014, una bambina di sei anni (Fortuna Loffredo) fu ammazzata dal vicino che prima la violentò e poi, ancora stordita, la lanciò dal balcone come un manichino rotto. Orrori che impongono il ripristino delle condizioni civili di convivenza, anche con la forza della legge, se necessario.
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Il primo passo è proprio la liberazione dei condomini in cui vivono camorristi e finti poveri. I filmati mostrano la pasionaria Bellezza che tiene la scena davanti ai rappresentanti delle istituzioni e gioca alla piccola fiammiferaia caivanese tacendo, però, sugli incomprensibili lussi che si concede e che mal si conciliano con lo status di indigenza che giustificherebbe il possesso di una casa popolare. Il mistero dell’Isee, insomma.
A cominciare dallo sfarzoso arredamento dell’alloggio di ben sei stanze che è stata costretta a lasciare il 28 novembre scorso insieme ad altri 35 nuclei familiari. Un po’ Gomorra, un po’ Casamonica style: lampadari dorati; sedie che sembrano troni con imbottitura color porpora (come «protocollo reale» impone); bagno con vasca idromassaggio. Ancora: cucina superaccessoriata; camera da letto con schienale modello Impero e tendaggio che ricorda i finestroni del salone degli specchi di Versailles. E poi divani; divanetti; armadi laccati; colonne in stile corinzio e tavoli di cristallo. Non proprio una topaia. La domanda, allora, è: chi può permettersi questi arredi, ha diritto a una casa gratis?
«Qui lasciamo un pezzo di cuore dove abbiamo riso e pianto» ha scritto l’ex inquilina pubblicando ben due video che immortalano gli ultimi preparativi per l’addio ai monti: borse, borsoni e scatole nelle quali sono stati ficcati a forza suppellettili, coperte ed elettrodomestici. Tutto è stato smontato, l’intero appartamento è stato disossato.
Compresi i giganteschi impianti per l’aria condizionata che giacciono sul pavimento in marmo (finto?) in attesa di future installazione. Ogni fase è stata documentata sul suo profilo TikTok. Tutto pubblico, tutto a portata di mano.
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In una scena si intravede addirittura l’ufficiale giudiziario che ha appena notificato lo sgombero deciso dal tribunale di Napoli Nord, su richiesta della Procura di Aversa, mentre la donna e il compagno piangono abbracciati consolandosi a vicenda. Un allontanamento forzato, ha spiegato il prefetto del capoluogo campano, Michele Di Bari, che non è frutto di una decisione estemporanea delle autorità, ma che è stato «deciso da mesi» come «operazione di legalità». Probabilmente l’intervento dello Stato era stato sottovalutato dalle famiglie abituate da troppo tempo agli ultimatum che si trasformano in penultimatum a queste latitudini.
E così deve aver pensato anche la pasionaria che si rifiuta di prendere in affitto un appartamento pagandolo come tutti, e che tuttavia pretenderebbe di restare nel Parco Verde pur avendo avuto tutto il tempo di trovare una sistemazione alternativa. Distratta, forse, da altri «impegni». Come la cerimonia organizzata per i suoi 40 anni in un locale alla moda, a Casoria, con tanto di discoteca, cena e coreografia danzante. Un evento raccontato minuto dopo minuto in una decina di video su TikTokt, e che sarebbe costato almeno 10 mila euro – secondo i ben informati - per un centinaio di invitati. La cerimonia si è poi conclusa con la consegna dei regali alla festeggiata: una parure di gioielli, un bracciale di brillanti e un solitario. Mica male.
Rita si è presentata al party sfoggiando un vestito rosso fuoco, accompagnata da prole, amici e parenti. Ad allietare la serata c’era la cantante Giusy Graziano, una neomelodica che sta scalando le vette della musica dei vicoli grazie a testi che inneggiano ad amore e tradimenti. Per ingaggiarla servono almeno 700 euro, ci ha spiegato la sua manager, contattata ieri dal nostro giornale. «Ma noi facciamo fattura», ha voluto subito specificare, «siamo un’agenzia artistica seria». Per carità.
D’altronde la Bellezza (chissà se è il suo vero cognome o uno pseudonimo da adolescente social) ama la musica.
I cortometraggi sullo sgombero hanno come sottofondo le canzoni di due star delle sette note partenopee: Franco Ricciardi con la sua Ajere (Ieri) e Giusi Attanasio con Casa mia. Mentre i filmati di qualche mese fa, quando spensierata ballava davanti allo smartphone, erano arricchiti dai vocalizi di Sia con Unstoppable (che significa implacabile o inarrestabile) e di Ellie Goulding con Love me like you do. Ma quelli erano altri tempi.