dati impietosi

Sciopero generale, flop per Landini: ecco i veri dati sull'adesione

Fabio Rubini

Alla fine i lavoratori hanno scioperato. Sì, ma contro i sindacati. E sono andati a lavorare. Stufi di incrociare le braccia un venerdì sì e l’altro pure, i lavoratori hanno mandato un segnale inequivocabile a Cgil e Uil: basta scioperi politici, che non servono a nulla. E così la giornata che doveva sancire la vittoria dei sindacati sul governo, ne ha invece sancito la Caporetto. I numeri parlano chiaro. La media di adesione nei vari settori interessati dalla protesta si aggira attorno al 7%.
Ben lontano dal quel 70% di cui andavano cianciando ieri Landini e Bombardieri. Eppure per quasi tutta la giornata è stato un susseguirsi di dichiarazioni roboanti: «Siamo in 15mila a Palermo»; «In 70mila a Firenze»; «In 1500 a Milano»; poi 25mila a Genova, 5mila a Cosenza e via di questo passo. In totale, facevano sapere in serata Cgil e Uil «nelle piazza c’erano oltre 500mila lavoratori». E Landini non lo tenevi più: «Ora il governo sa che siamo maggioranza nel Paese».

DATI IMPIETOSI
Strani conti quelli dei due sindacati (la Cisl non ha aderito). A parte che tra i 500mila in piazza c’erano anche studenti, pensionati e disoccupati, va detto che se anche queste cifre fossero vere rappresenterebbero appena il 2,5% della forza lavoro italiana. Altro che maggioranza nel Paese. La prima a dirlo è la senatrice leghista Mara Bizzotto: «Landini dà i numeri, peccato che corrispondano solo al 7% degli iscritti ai due sindacati e non dimentichiamo che anche altre sigle minori e la solita sinistra, erano interessate. Anche questa volta il flop di uno sciopero esclusivamente politico è chiaro». A dar manforte alle parole di Bizzotto, sono arrivate le cifre vere dai comparti.

All’aeroporto di Bologna non è decollato appena il 10% dei voli previsti. Alitalia ha dovuto lasciare a terra solo 109 voli (18 internazionali e 91 interni). Nel settore metropolitane la debacle dei sindacati è stata epocale. A Roma hanno chiuso appena 5 stazioni e, secondo Atac, ha aderito appena il 18,2% dei lavoratori; a Milano su cinque linee si sono avuti disagi solo su una. Nelle scuole l’adesione reale è stata appena del 5,65%. Ha scioperato solo l’1,5% dei dirigenti scolastici, il 5,54% dei docenti e il 6,35% del personale Ata. E nella Sanità non è andato a lavorare appena il 2,26% degli aventi diritto. E in generale la media dei dipendenti pubblici che si sono astenuti dal lavoro è stata del 5,52%.

 

 

Il caso più emblematico del fallimento dello sciopero è rappresentato da Poste italiane. Qui ha scioperato appena il 4% del personale. Il perché lo ha spiegato bene in una nota la rappresentanza interna della Cisl: «Abbiamo chiuso un accordo che permetterà la stabilizzazione e l’assunzione di 7.500 persone. In un comunicato Cgil e Uil l’hanno definito “accordo farsa”. Volevano far credere di essere stati esclusi dal tavolo, ma non è vero. Oggi - si legge nel comunicato - sono stati i lavoratori postali che hanno dato la giusta risposta ai due sindacati che lamentavano un vulnus alla loro rappresentatività in Poste italiane. Infatti l’adesione allo sciopero a livello nazionale non ha superato il 4% tra i 120mila lavoratori postali. Questa chiude la nota della Cisl - a noi pare una rappresentatività con solo diritto di tribuna». A commentare la bassa adesione nel settore scolastico è stato il ministro Giuseppe Valditara, anche ieri oggetto di insulti e atti intimidatori da parte delle piazze: «Si profila un’adesione molto bassa allo sciopero indetto da Cgil, Uil e sindacati di base. Avanti con le riforme e con la valorizzazione professionale del personale della scuola».

«PRONTO A PRECETTARE»
In serata sono arrivate anche le parole del vicepremier Matteo Salvini, tra i più tartassati dalla piazza, perché colpevole di aver precettato lo sciopero di otto ore. Una decisione confermata anche dal Tar che ha dato torto ai sindacati che l’avevano impugnata. «Ormai sono abituato a minacce e a un certo tipo di violenza. Sono contento, tra mille attacchi da sinistra, di aver consentito a milioni di italiani di vivere una giornata quasi tranquilla. Pensate che per il mese di dicembre sono già in programma 15 scioperi. Questa è una battaglia politica, non la rivendicazione di diritti dei lavoratori». Anche sull’adesione al 70% Salvini ha da ridire: «I sindacati possono dire che oggi è domenica, ma la realtà è che oggi è venerdì. Alle Poste ha aderito il 4%, all’Enel il 4%, nelle suole il 5%. La stragrande maggioranza di lavoratori e lavoratrici ha fatto una scelta diversa. Rispetto i 500mila che erano in piazza, ma anche i 50 milioni di italiani che dovevano andare al lavoro o a fare una visita medica. Se a dicembre ci saranno altri 15 scioperi - conclude il leader della Lega - io farò il mio dovere di ministro dei Trasporti...».