L'appuntamento
Giubileo, pronte 5 opere su 273: a Gualtieri serve un miracolo
Servirà un miracolo (e pure a stretto giro) per questo Giubileo 2025. Anche mezzo prodigio già andrebbe bene. Visto lo stato di avanzamento dei cantieri (Roma è un groviera di scavi, deviazioni, interruzioni alla viabilità) con contorno di cittadini e turisti esausti che per godersi le bellezze della città eterna devono espiare ritardi e sbirciare tra palizzate e ponteggi.
«Su 273 interventi indifferibili per il Giubileo solo 5 sono terminati. Tutti gli altri sono in corso. Ho una certa preoccupazione per quello che avverrà nei prossimi giorni quando la città dovrebbe essere spacchettata», scandisce preoccupata Rachele Mussolini, capogruppo di Forza Italia in Campidoglio. Gli azzurri capitolini ieri hanno lanciato quella che gli riesce facile come “operazione verità”. Sulla stessa lunghezza d’onda anche il consigliere azzurro Francesco Carpano e il capogruppo di Fi alla Regione Lazio, Giorgio Simeoni. «Per ora», tira le somme Simeoni, «vediamo solo i disagi. La nostra scelta è stata precisa: abbiamo aiutato, snellito le procedure. Speculare sarebbe facile ma posso dire che non ne stanno quasi azzeccando una».
Benvenuti nel magico mondo di Roma Capitale dove i quattrini ci sono, la data dell’evento è certa (il 2025 non rientra canonicamente nel novero dei giubilei straordinari, era fissato nel calendario gregoriano da qualche secolo), ma i lavori comunque arrancano.
A meno di 27 giorni (il 24 dicembre) dall’apertura della Porta Santa di San Pietro da parte di Papa Bergoglio, dei previsti 322 interventi solo una minima parte è stata completata. Le opere da portare avanti erano note, neppure ci si può provare a nascondere dietro a qualche improvviso imprevisto. Ricostruisce puntigliosamente Il Sole 24 Ore: si tratta di «204 interventi essenziali e indifferibili, 118 solo essenziali da 3,75 miliardi (di cui 1,72 di fondi giubilari e 500 milioni per il filone Pnrr “Caput Mundi”). Tirando le somme entro dicembre ben 61 opere grandi e piccole dovranno essere inaugurate per accogliere la marea umana di pellegrini (stimati 32 milioni di arrivi che non si sa bene dove stipare neppure a turni compressi).
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Quello che è certo è il tour de force che costringerà il sindaco dem Roberto Gualtieri a fare le capriole per tagliare nastri, piantare alberelli, riaprire la circolazione in qualche strada transennata da mesi, Roma si offre a cittadini e turisti non proprio al meglio. La Fontana di Trevi, in secca come le vasche dei pesci rossi quando si prova a rimuovere il calcare, offrirà sicuramente- grazie all’orrenda passerella di tubi innocenti - una visuale inedita del capolavoro marmoreo e idraulico tra i più famosi del mondo.
Ma volete mettere la soddisfazione di potersi girare e lanciare una monetina sognando di poter tornare in visita? E invece è all’asciutto. Non si è riusciti a programmare una ristrutturazione dignitosa prima dell’evento turistico mondiale dell’anno. E volete parlare di Piazza Navona?
Ci aveva messo meno da Gian Lorenzo Bernini (tra il 1647 e il 1651) a realizzare la più grande delle tre fontane che abbellivano la piazza. Ora queste opere d’arte apprezzate dal Settecento in poi sono circondate da barriere di legno ad altezza corazziere. Per sbirciare le sinuosità marmoree gli architetti del Campidoglio hanno pensato bene di realizzare dei finestroni di plastica (forse plexiglass) che certamente non rendono onore alla bellezza inarrivabile delle opere.
Il mistero è perché opere in carnet da anni - con alcune delle scuole di restauro più rinomate del pianeta distribuite nel raggio di pochi chilometri da Piazza di Spagna - non si sia riusciti a realizzare un restauro dignitoso lavorando giorno e notte, estate e inverno senza sosta.
L’irritazione delle alte gerarchi vaticane- che mantengono da anni i contatti con la Struttura commissariale per il Giubileo 2025 - ormai è cosa talmente nota che non fa neanche più notizia. Per il momento si fa qualche previsione. Le associazioni di categoria: da quelle immobiliare ai gestori di alberghi, ristoranti e case d’accoglienza ipotizzano che si possano precipitare nei prossimi mesi a Roma altri 32 milioni di pellegrini, più i soliti turisti che già tradizionalmente affollano la Capitale. Questa marea di presenze dovrebbe portare in dote una spesa complessiva stimata in 16,7 miliardi di euro. Le ristrutturazioni di complessi abbandonati, la rigenerazione urbana delle strutture più datate, gli interventi di ottimizzazione, vengono cubati in circa 20 miliardi di investimenti tra fondi giubilari e stanziamenti previsti dal Pnrr. Certo se poi si fa un progetto ma il Campidoglio sonnecchia c’è poco da lamentarsi... E bisogna confidare nel miracolo. Del resto quale coincidenza migliore.