Il Giubileo parte male

Roma, fra scioperi selvaggi e blocco degli sfratti la Capitale è la fotografia di un'eterna via Crucis

Gianluigi Paragone

In questi giorni che anticipano l’inizio del giubileo, è accaduto che pure ai sindacati fosse richiesto di sospendere l’uso dello sciopero per non penalizzare la moltitudine di pellegrini in arrivo nella Capitale e in Italia. La rossa Cgil è stato l’unico sindacato a opporsi: del resto l’invito alla rivolta sociale di Landini non poteva mica franare di fronte all’autorità del Papa.

Così, anche ai poveri turisti capiterà di immergersi nei cortocircuiti italiani dove una settimana sì e una settimana no i treni si fermano per l’astensione dal lavoro del personale, e magari il personale medico incrocia le braccia per dare più peso negoziale alle proprie rivendicazioni contro un governo evidentemen te colpevole di aver messo, per la prima volta, soldi nella sanità anziché toglierli. Ovviamente, siccome gli scioperi sono una tentazione senza fine, non mancheranno di far sentire la propria voce anche altre categorie tormentate.

Benvenuti, cari pellegrini: ora capirete la via crucis di noi italiani, poveri cristi qualsiasi, ostaggio non solo di pessimi servizi - per cui paghiamo profumatissime tasse o salatissimi biglietti - ma anche degli scioperi, che forse sono l’unica cosa puntale nel settore dei trasporti. Nessuna concessione dunque al giubileo.

 

 

 

LO STATO È LAICO
Si potrebbe dire che lo Stato è laico, che la legge è laica e la lotta per il rispetto dei diritti dei lavoratori non si ottiene a suon di ave, pater e gloria. Bene, lo potrei anche sottoscrivere, se non fosse che la stessa sinistra che plaude a Landini e alle sue battaglie ha rifilato a Roma una gigantesca sóla ai proprietari di immobili facendo passare una norma per cui nell’anno santo si sospenderanno tutte le esecuzioni di sfratto.

In poche parole chi non paga gli affitti da tempo e dovrebbe dunque essere messo fuori dall’abitazione occupata abusivamente si salverà anche stavolta. Con buona pace del proprietari che, a quel decreto di sfratto, erano arrivati dopo non poche tribolazioni legali. Ora, se la legge è laica e la lotta per il riconoscimento dei diritti non può fermarsi di fronte a nulla, vorrei sapere perché il diritto alla casa vale meno del diritto di bloccare i treni per ragioni sindacali. Ve lo spiego io: perché per la sinistra i proprietari di casa sono dei privilegiati e quindi per loro i diritti valgono un po’ di meno. Dalle parti tanto del Pd (che con la Schlein ha riaggiornato l’agenda parlando di patrimoniale, al pari della Cgil di Landini: chi si somiglia si piglia...) quanto della triade Fratoianni-Bonelli-Salis, chi ha una casa in più di quella dove si vive, non va protetto: pertanto la casa si può occupare, e si può persino non pagare l’affitto se non ce la si fa.

Di più: visto che si entra nel giubileo, non è possibile buttare fuori di casa i morosi e i furbetti. La scusa? Nell’anno santo non è facile trovare case sfitte. Poco importa se a mettere in affitto la seconda casa è soprattutto quel ceto medio che sul pagamento degli affitti conta per far girare il bilancio familiare. Cari proprietari di case, fatevene una ragione: in fondo viva già bene che la sinistra non abbia proposto di mettervi in croce.