Il giallo di Rosazza
Pozzolo, rinvio a giudizio per lo "sparo di Capodanno" con colpo di scena in aula
Si è conclusa l'udienza preliminare nei confronti del parlamentare Emanuele Pozzolo per la famigerata vicenda dello sparo che la notte di Capodanno a Rosazza, nel Biellese, ferì a una coscia uno degli invitati ai festeggiamenti di fine anno, Luca Campana.
Il parlamentare di Fratelli d'Italia è stato rinviato a giudizio per le imputazioni di porto illegale di arma comune da sparo e porto illegale di munizionamento da guerra, mentre è stata pronunciata sentenza di non luogo a procedere per lesioni colpose e accensioni ed esplosioni pericolose e omessa custodia di armi.
Come fa sapere una nota del procuratore di Biella facente funzioni Ruggero Mauro Crupi, "è stata pronunciata sentenza di non luogo a procedere in relazione ai seguenti reati: lesioni colpose ai danni di Luca Campana per intervenuta remissione di querela" e "accensioni ed esplosioni pericolose e omessa custodia di armi, per intervenuta oblazione", rende noto il procuratore. "Invece, in relazione alle ulteriori imputazioni di porto illegale di arma comune da sparo e porto illegale di munizionamento da guerra - conclude - è stato disposto il rinvio a giudizio per l'udienza dibattimentale del 25 febbraio 2025 avanti al Tribunale di Biella in composizione monocratica".
Il processo si aprirà il prossimo 25 aprile e a giudicare dal tenore delle imputazioni non sarà necessario, davanti al tribunale, parlare del presunto giallo sulla paternità dello sparo. Inquirenti e testimoni non hanno mai avuto dubbi: il proiettile partì dalla piccola pistola che Pozzolo aveva portato con sé e che stava maneggiando in modo maldestro. Il deputato ha però sempre smentito questa ricostruzione.
L'onorevole, 39 anni, aveva atteso la mezzanotte in famiglia nella casa di Campiglia Cervo, a pochi chilometri da Rosazza. Poi aveva raggiunto la Pro Loco per riunirsi con i partecipanti a una festa cui avevano preso parte amici, simpatizzanti ed esponenti locali del partito. Il cenone era ormai terminato e la maggior parte degli ospiti si stava preparando a rincasare. Al momento dello scoppio, per esempio, il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro era già fuori dalla villetta: stava caricando in auto la propria parte di pietanze avanzate dal cenone. Il deputato spiegò di avere la pistola perché in possesso di regolare porto d'armi. Secondo la procura di Biella, però, era un oggetto da detenere solo "in regime di collezione".