A Vicenza

Vicenza, il Comune dice basta alle lapidi creative nei cimiteri

Luca Puccini

Niente fiori. Però nemmeno opere di bene. Ché qui (cioè a Vicenza) le “opere” sono d’altro tenore: sono cimeli, ricordini, piccoli (ma non sempre) oggetti legati alla quotidianità di chi purtroppo ci ha lasciati. Spesso, però, risultano fuori luogo perché, diciamocelo subito, una lapide con sopra attaccate delle fiche da casinò e che riproduce persino il tavolo verde di una partita (in corso) a poker, fa più angolo delle slot al bar del paese che camposanto comunale. Il che, ovviamente, non intacca di una virgola il dolore di chi ha subito la perdita dell’amico (si presume) giocatore, però, ecco, in questa vicenda c’è dell’altro.

C’è, tanto per cominciare, che si sono lamentati in parecchi e, in parecchi, si sono addirittura sentiti offesi. E c’è che sono molte pure le “bizzarrie” che si trovano camminando tra i viali dei cimiteri di Vicenza, in Veneto (c’è mica solo quel loculo “d’azzardo” che, tra parentesi, si trova nella frazione di Bertesina): posaceneri, pettorali di gare sportive, pupazzetti, biciclette in miniatura, cuoricini a profusione e addirittura i manga, quelle riproduzioni dei fumetti giapponesi che sono diventate famose anche da noi a partire dagli anni Duemila. Totale delle tombe “segnalate”: una trentina.

Ognuno ricorda i propri defunti come gli pare (dobbiamo essere chiari anche su questo), ché non esiste un modo giusto e uno corretto, men che meno è stato scritto il bon-ton delle esequie post cerimonia: tuttavia esiste un regolamento comunale, almeno a Vicenza, e questo sì, vale. Carta alla mano. «È del 2012», spiega l’amministrazione della cittadina sul Bacchiglione, «con modifiche fatte poi nel 2017. La prassi vuole che si presenti un progetto per le tombe, gli ossari e i loculi. Per poker e posacenere non ne hanno presentati».

Dopodiché, in questi casi, non guasta neanche ricorrere a una certa elasticità: da sempre, sulle tombe bianche, quelle più piccine, quelle dei bambini, si lasciano peluche e giochi, oltre al solito mazzo di crisantemi che per qualcuno risulta anonimo. Però, adesso, il discorso è un altro: riguarda un più generale senso del decoro, in un cimitero (anzi, in otto) che è pur sempre un luogo sacro.

A Vicenza, per questa ragione, da qualche giorno, passati i cancelli dei cimiteri, sono stati affissi degli avvisi che informano famiglie, amici, amanti, parenti (anche alla lontana), colleghi e chiunque abbia pensato, sicuramente in buonafede, certamente credendo di lasciare un gesto apprezzato, di portare a un conoscente che non c’è più un oggetto non proprio conforme a questo benedetto regolamento, che quella stessa decorazione “originale” potrebbe essere rimossa: «Non verranno tolte senza che nessuno sappia niente», chiarisce ancora l’amministrazione vicentina, «ma confidiamo che le persone si attivino per sanare la non-conformità». Qualora, invece, una suppellettile resti fissa al suo posto «il Comune scriverà e aprirà una procedura, che non è una multa. Manderemo gli inviti a risolvere il problema».

Gli addetti ai lavori, tra l’altro, per non sbagliare consigliano di consultare preventivamente le imprese e le pompe funebri che «sanno cosa sia a norma e cosa no». Ma proprio qui si apre un’ennesima frizione perché, per esempio, sulle pagine locali del Corriere del Veneto, la filiale vicentina delle onoranze Taffo (che non hanno bisogno di presentazione) è la prima ad ammettere che «il regolamento non è aggiornato, non si sa dove trovarlo e non è chiaro cosa si possa aggiungere e cosa no».

Punto e a capo, insomma. E piccola “polemica” (nonostante i toni utilizzati siano più inclini alla conciliazione che allo scontro, va riconosciuto) che scoppia a una settimana esatta dal 2 novembre, ossia dalla commemorazione dei fedeli defunti (il giorno dei morti). Basterebbe un po’ di buonsenso, alla fine.