Tensione

Maliani contro la polizia a Verona: "Assassini"

Alessandro Gonzato

Maliani contro i poliziotti: «Assassini!». Maliani che lanciano bottiglie e provano a sfondare il cordone di sicurezza per irrompere nel giardino del tribunale, tentativo respinto dagli agenti in assetto antisommossa. Sono volati altri insulti e un sampietrino ha sfiorato un giornalista. Ieri la comunità maliana di Verona, col sostegno dei centri sociali, ha provocato disordini e tensioni per le vie della città, occupate per protestare contro la morte del connazionale, il 26enne Moussa Diarra. L’africano è stato ucciso domenica scorsa da un agente della Polfer al quale aveva puntato il coltello. Il poliziotto oggi è indagato per eccesso di legittima difesa. Poco prima lo straniero aveva aggredito due vigili, uno scaraventato a terra, e sfasciato due vetrine della stazione. L’agente, davanti all’ingresso, gli ha chiesto i documenti. L’africano ha risposto con il coltello. Quindi gli spari, uno quello fatale, al petto.

ODIO E AMMINISTRAZIONE DEM
L’indomani alcuni maliani, mescolati a rappresentanti dell’estrema sinistra e ad assessori della giunta comunale a trazione Dem hanno inscenato una fiaccolata in memoria del ragazzo. L’assessore alle Politiche giovanili, Jacopo Buffolo, ha dichiarato che «a una richiesta d’aiuto si è risposto con colpi di pistola», e non v’è dubbio che l’immigrato – un precedente per droga e nomi falsi - armato di coltello stesse chiedendo soccorso. Torniamo a ieri. I manifestanti, circa 2mila, si sono ritrovati in piazza Bra, di fronte all’Arena e al municipio. Hanno urlato contro il governo- «Razzisti!», «Fascisti!» - ed esposto cartelli: “Verità per Moussa”, “Senza Moussa ora mangerò da solo”, “Mai più”, “La città dell’amore colpisce ancora”, “Il colpevole lo conosciamo e si chiama razzismo istituzionale”. Poi striscioni contro i centri per i rimpatri.


Moussa era arrivato in Italia clandestinamente, poi ha ottenuto un permesso speciale. Il 10 ottobre avrebbe dovuto rinnovarlo ma non si è presentato in questura, davanti alla quale ieri è terminato il corteo: la comunità maliana ha occupato la strada, lungo l’Adige, i capi sono saliti su un camioncino scoperto e gli altri hanno bloccato la carreggiata. C’era anche il fratello di Moussa, Djembang, che nei giorni scorsi ha tuonato: «Quel poliziotto ha agito come un delinquente, dov’è questo coltello? È stato un criminale, lo devono condannare», e si riferisce ancora all’agente della Polfer. «Ci sono ministri razzisti, Salvini fa schifo!». Altro cartello: «Voglio bere il sangue di Salvini». In contemporanea, nel piazzale della stazione – distante un paio di chilometri – c’è il sit-in della Lega.


«Solidarietà alle forze dell’ordine», dice col megafono l’eurodeputato veronese Paolo Borchia, che a Bruxelles è capodelegazione. «Siamo preoccupati per la sicurezza in città, per le risposte che mancano da un’amministrazione latitante». Il sindaco è Damiano Tommasi, l’ex calciatore della Roma, sostenuto da Pd e altre sigle d’area. «Quella della settimana scorsa», evidenzia Alberto Stefani, deputato e segretario veneto della Lega, «è stata solo l’ultima aggressione alle forze dell'ordine: sono quotidiane le notizie di rapine, spaccio e violenza di ogni genere». 


Nel corteo dei maliani, dicevamo, anche i rappresentanti del laboratorio autogestito “Paratodos”, che una manciata d’ore prima degli spari di domenica avevano occupato abusivamente uno stabile per tenere un’assemblea. Il vescovo, Domenico Pompili, ha celebrato una messa nel Tempio Votivo di fronte alla stazione: «Moussa è sbarcato otto anni fa a Lampedusa, ma il suo stato di rifugiato non si è trasformato in permesso di soggiorno e finisce a Verona, ospite di una casa occupata. Qui, Moussa aspetta una svolta che non arriva e inevitabilmente sente ogni giorno di più l’angoscia per la sua invisibilità... In troppi», ha affermato, «si sono schierati senza incertezze. In questi giorni sono state pronunciate troppe parole dure».

SOLIDARIETÀ ALLE DIVISE
Nel frattempo prosegue la raccolta fondi per pagare le spese legali al poliziotto indagato: a lanciarla, come riferito ieri da Libero, oltre 100 tra ristoratori e titolari di bar del Veronese.
I maliani, in piazza, gridano «gli assassini devono stare in galera!». Chiedono la testa del poliziotto. Altri insulti al governo e alla Lega. Salvini, su “X”, ha risposto: «Se pensate che accoltellare un poliziotto sia normale, se pensate che spacciare droga sia normale, se non vi trovate bene a Verona e in Italia fate una bella cosa.
Tornate a casa vostra, non ci mancherete».