Sentenze

CasaPound batte Anpi in Tribunale: lo striscione? "Legittima critica politica"

Francesco Storace

C’è ancora una speranza per la critica politica. E sta nelle mani di CasaPound che non ha avuto paura dell’associazione partigiani. Clamoroso al Cibali, urlava Niccolò Carosio, e ora il fatto che stupisce – positivamente – è successo a Bari, nel tribunale della città. Nota bene: la sinistra ammutolita dalla sentenza, tutto il can can orchestrato contro “le destre” non ha avuto eco, perché nella decisione del tribunale quello che è emerso si chiama democrazia.

Si contrapponevano proprio quelli dell’Anpi e il movimento della tartaruga, che non ha dovuto scontare i soliti pregiudizi. Perché non sarebbe stata la prima volta se si fosse trattato di una condanna, stavolta finalmente la giustizia ha riconosciuto il diritto di poter dire la propria anche a CasaPound. Perchè i giudici hanno ascoltato le ragioni di CasaPound e hanno detto all’associazione dei partigiani, “ritentate, sarete più fortunati la prossima volta”. La corsa alla querela permanente ha giustamente subito lo stop che meritava perché davvero non se ne può più dell’uso politico delle aule di tribunale.

Andiamo ai fatti. Anzitutto perché per i magistrati non si può condannare chi promuove il «legittimo esercizio del diritto di critica politica». Immaginate la soddisfazione dei tre militanti baresi di CasaPound nell’apprendere il verdetto dei giudici. E le facce di quelli dell’Anpi che già pregustavano comunicati di fuoco e risarcimento danni non esistenti. Del resto i militanti di CasaPound erano a processo solo a causa di uno striscione affisso la sera del 12 febbraio 2020 sul cavalcavia XX Settembre di corso Cavour. Nel mirino c’era finita proprio l’Anpi.

 

«Anpi difende i titini? Negazionismo e quattrini», la frase riportata sullo striscione ritenuto diffamatorio dalla controparte. Come se fosse vietato criticare l’associazione dei partigiani persino sulle foibe: quel sacrificio di una moltitudine di italiani merita rispetto e non i soliti insulti. Per i giudici, per fortuna, quello striscione non rappresentò un reato e hanno mandato assolti Luigi Fresa, 22 anni e Giacomo Pellegrini, 30 anni, accusati di aver materialmente affisso lo stendardo, e Giuseppe Alberga, 46 anni, ex referente barese del movimento politico.

 

La Procura aveva invocato condanne tra i 6 e gli 8 mesi di reclusione, le motivazioni della sentenza verranno depositate nelle prossime settimane. In sostanza, secondo il Tribunale, quella vicenda non è punibile per via della scriminante prevista dall’articolo 51 del codice penale, perché le parole scritte sulle striscione rientrerebbero nel diritto di critica. Ed è un punto importante quello stabilito dalla magistratura. La verità storica dei fatti non la può modificare l’Anpi e se lo fa con la solita e faziosa superficialità si becca la replica che merita per i suoi atteggiamenti. Dai militanti sotto accusa e dal loro movimento la presa d’atto compiaciuta di quanto deciso a Bari: «CasaPound Italia accoglie con soddisfazione la sentenza del Tribunale che ha assolto i nostri militanti, riconoscendo il diritto alla libertà di espressione e la legittimità della critica politica.

La decisione riguarda il caso dello striscione esposto nel 2018 contro l'Anpi, un gesto che ha suscitato polemiche, ma che oggi viene sancito come parte del legittimo dibattito pubblico». CasaPoundItalia annuncia che «continuerà a portare avanti le sue battaglie politiche e a battersi contro le censure. La nostra lotta per la giustizia prosegue, con la consapevolezza che questa sentenza costituisce un precedente importante».