L'inchiesta

Bayesian, cosa si sa davvero della fine dello yacht: la prima puntata dell'inchiesta

Alessandro Dell'Orto

Era un superyacht a vela di lusso, uno dei più evoluti al mondo - 56 metri di lunghezza, un albero da record di 72.3 metri in alluminio, un secondo pozzetto di prua e preziosi interni di Remi Tessier -, ed era considerato dai costruttori «inaffondabile». (...) E invece in pochi minuti è andato giù, portando con sé sette vite, un’infinità di misteri, polemiche, congetture complottiste e quesiti che ancora oggi, a quasi due mesi dall’affondamento (forse si potrà capire qualcosa di più quando, entro Natale, verrà recuperato il relitto), non trovano risposta.

Anzi, la vicenda sembra sempre più intricata. Perché la tragedia del Bayesian, avvenuta lo scorso 19 agosto, tra le 3.50 e le 4.06 di mattina, in rada al largo di Porticello, sulla costa palermitana, è una storia che racchiude tutti gli elementi di un perfetto giallo stile Agatha Christie: c’è il mondo dei ricchi e potenti con i loro intrighi, c’è un equipaggio - tutto in salvo a parte il cuoco- accusato di aver commesso una serie di errori, c’è una società (“The Italian Sea Group”, proprietaria degli asset di Perini Navi di Viareggio che costruì il Bayesian nel 2008) che ribadisce la sicurezza e l’affidabilità del proprio yacht, ci sono misteriosi hard disk recuperati che potrebbero contenere informazioni di valore inestimabile e poi ci sono le questioni controverse dei portelloni aperti (o chiusi) e delle previsioni del tempo.

 

 

 

ASSICURAZIONE E BARCA

Ma soprattutto, ora, c’è una battaglia che si annuncia lunga, feroce: quella delle assicurazioni. Perché chi alla fine dovrà pagare, sborserà tantissimi soldi. Numeri ufficiali non ce ne sono, ma secondo gli esperti il valore di mercato del superyacht era di circa 30 milioni di euro (comprese apparecchiature e arredi) ed era coperto dalla polizza “Hull and machinery” (un po’ come la Casco per le auto) che sarà la prima voce nella lista di risarcimenti. Poi, però, c’è la cifra più consistente, quella prevista dalla “Protection & Indemnity”: per questo tipo di polizze il massimale assicurato è solitamente pari a 500 milioni di dollari per singolo evento, destinati a coprire i decessi e gli infortuni.

 

 

 

Eppure il Bayesian era considerato uno dei migliori superyacht del mondo (affittarlo una settimana per un charter costava 220mila euro), pluripremiato, con una stazza lorda di 473 tonnellate, un’immensa superficie velica che poteva arrivare a 2800 metri quadri, sei cabine e due motori diesel da 965 cavalli. Progettato per crociere esclusive, era stato costruito nel 2008 dai Cantieri Perini Navi di Viareggio (il nome originale era “Salute”) e venduto al miliardario olandese John Groenewoud che poi, nel 2014, l’aveva ceduto alla società Revtom Limited (che l’ha ribattezzato Bayesian in onore del matematico inglese Thomas Bayes, malgrado la diceria che cambiare nome a una barca porti male), con sede sull’Isola di Man e riconducibile ad Angela Bacares, moglie del magnate Mike Lynch: è lui il protagonista principale della vicenda, morto nel naufragio (la consorte si è salvata). Cinquantanove anni, uno dei più importanti imprenditori nel settore delle tecnologie (il “Bill Gates britannico”), Lynch nel 2011 aveva venduto la sua azienda d’informatica (la Autonomy) a Hewlett-Packard per 11,1 miliardi di dollari, incappando però in pesanti guai giudiziari (15 capi d’imputazione) e l’accusa di frode per aver gonfiato il valore reale della società. Da questo lungo processo negli Usa, però, l’imprenditore lo scorso giugno era uscito vincitore e, per festeggiare l’assoluzione, aveva organizzato la crociera con amici e collaboratori.

Normandia, giù verso il Portogallo e poi il Mediterraneo fino alle Isole Eolie. Il superyacht ospitava - oltre ai 10 membri dell’equipaggio-12 passeggeri, tra cui Lynch con la moglie Angela e la figlia 18enne Hannah, il suo legale Chris Morvillo e il presidente della “Morgan Stanley international” Jonathan Bloomer con le rispettive consorti. «Domenica puntavamo verso Palermo ha raccontato Charlotte Golunski, 36 anni, una dei sopravvissuti alla tragedia insieme con il marito e la figlia di un anno -, ma il mare consigliava di rallentare e ci siamo fermati di fronte a Porticello, senza però rinunciare a una festicciola, a un po’ di musica fino a tardi».

Già, il famoso party che tante perplessità ha suscitato (era il caso di farlo, con quel meteo?) e polemiche perché, poi, non è stato fatto alcun alcol-test né drug-test sui membri dell’equipaggio e sugli ospiti sopravvissuti («Erano molto provati, necessitavano di cure», ha spiegato Ambrogio Cartosio, procuratore capo di Termini Imerese che conduce le indagini).

 

 

 

METEO E “DOWNBURST”

Il tempo, quella domenica notte, non prometteva bene, ma la Procura sostiene che l’evento che ha provocato il naufragio «è stato repentino e improvviso». Di tutt’altro parere è Giovanni Costantino di “The Italian Sea Group”, il quale intervistato dal Corriere ha assicurato che «era tutto prevedibile. Io ho davanti a me le carte meteo. La tempesta è arrivata all’improvviso un bel niente. Si chieda: perché nessun pescatore di Porticello era fuori quella notte? Un pescatore legge le condizioni meteo e una nave no? La perturbazione era leggibile in tutte le carte meteo. Non si poteva non sapere».

Ma cosa è accaduto realmente in mare? Cosa ha provocato, a livello meteo, il disastro della Bayesian? Secondo gli esperti si sarebbe verificato un intenso downburst, fenomeno meteorologico che si può formare durante un temporale, quando la corrente discensionale molto forte raggiunge il suolo schiantandosi violentemente su questo e provocando uno “scoppio”: a questo punto l’aria si espande orizzontalmente a velocità che possono superare abbondantemente i 100 km/h (lo scorso 29 maggio fu un downburst a provocare il naufragio di una barca a Lisanza, nel lago Maggiore, con 4 morti, tra cui tre agenti dei servizi segreti, due italiani e un ex Mossad).

La festa, il downburst e poi la tragedia. Il Bayesian è andata a fondo in 16 minuti, secondo il tracciamento Automatic Identification System (Ais) che mette in correlazione gli strumenti di bordo di un’imbarcazione con le stazioni costiere. Il grafico rileva il primo momento critico alle 3.50 della notte fra domenica e lunedì: il vento si alza impetuoso, la Bayesian comincia a ondeggiare pericolosamente e il sistema di tracciamento mostra una zona che graficamente assomiglia allo scarabocchio di un bambino su un foglio: è il veliero che si muove avanti e indietro, poi di fianco, poi ancora avanti e di nuovo indietro (perché legato all’ancora e incapace di togliersi dal pericolo).

 

L’AFFONDAMENTO

Dopo pochi minuti l’ancoraggio non regge più, la barca è libera ma non è nelle condizioni di tenere testa al vento, che la costringe a seguire il suo percorso. Alle 3.59 si registra una virata importante, sempre dettata dal vento. Probabilmente, proprio a questo punto, il veliero comincia a imbarcare così tanta acqua da diventare ingovernabile: è in balia della tempesta e in blackout, segno che l’acqua ha raggiunto il generatore o la sala macchine. Dopo 6 minuti, alle 4.05, il Bayesian scompare dopo aver “scarrocciato” in tutto per 360 metri, e alle 4.06 il suo “EPIRB”, sorta di gps che fa da dispositivo di emergenza, lancia in automatico l’allarme per avvenuto affondamento alla stazione satellitare «Cospas Alle 4.05 il Bayesian scompare, dopo aver “scarrocciato” in tutto per 360 metri. Pochi istanti dopo, alle 4.06, il suo “EPIRB”, sorta di Gps che fa da dispositivo di emergenza, lancia in automatico l’allarme per avvenuto affondamento Si ipotizza sia potuta entrare acqua che ha fatto sbilanciare la barca a destra: 6 delle 7 vittime sono state ritrovate nella prima cabina di sinistra, forse in cerca di bolle d’aria. Sarsat» di Bari.

Secondo i testimoni lo yacht sarebbe andato giù di prua (il “muso” della barca), in verticale, per poi adagiarsi sul fondale di dritta (il lato destro), così come lo hanno ritrovato a circa 50 metri di profondità i sommozzatori, con albero e scafo integri. Sì, ma come è finita l‘acqua dentro la barca? Da dove è passata? L’ipotesi più accreditata è che sia entrata da poppa (cioè dalla parte posteriore) attraverso un portellone lasciato aperto sulla fiancata destra, e questo avrebbe provocato un repentino sbilanciamento della nave, ma non si esclude che potesse essere aperto anche un boccaporto del ponte superiore. Altra questione, poi, è quella della deriva (quella specie di grande pinna che si trova sotto lo scafo e gli dà stabilità). I sub che hanno ispezionato il relitto hanno trovato la deriva mobile del veliero parzialmente sollevata: quattro metri invece dei sette metri e mezzo. Anche questo potrebbe aver contribuito al rapido affondamento. «Ho svegliato il comandante quando il vento era a 20 nodi. Lui ha dato ordine di svegliare tutti gli altri. Io poi ho messo via i cuscini e le piante, chiuso le vetrate del salotto a prua e alcuni boccaporti».

A raccontarlo agli investigatori è stato Matthew Griffiths (il marinaio che la notte della bufera era di guardia nella plancia dell’imbarcazione) prima di essere indagato per naufragio e omicidio plurimo colposi insieme con il comandante James Cutfield e l’ufficiale di macchina Tim Parker Eaton. «La nave si è inclinata e siamo stati sbalzati in acqua - ha aggiunto -. Poi siamo riusciti a risalire e abbiamo cercato di salvare quelli che potevamo. La barca era inclinata e camminavamo sulle pareti».

 

MORTI SOFFOCATI

Tutti i membri dell’equipaggio - a parte Recaldo Thomas, cuoco di bordo - si sono salvati. Secondo le ricostruzioni, Angela Barcares - moglie di Lynch- si sarebbe accorta del peggioramento del meteo e, dalla sua cabina, avrebbe raggiunto il ponte principale dove c’erano già i membri dell’equipaggio. Poi avrebbe cercato di riscendere per avvisare marito e figlia, ma non sarebbe riuscita perché ferita ai piedi (tagliati con i vetri degli arredi caduti a terra), mentre la barca si impennava, l’acqua entrava e le luci si spegnevano per il blackout. Attimi terribili. La donna, insieme con gli altri 15 superstiti, si è ritrovata in mare sulla scialuppa ed è stata salvata con gli altri dall’imbarcazione olandese “Sir Roberts Baden Powell”. Per chi è rimasto in cabina, invece, non c’è stato nulla da fare. I vigili del fuoco hanno recuperato 5 dei 6 corpi in un’unica stanza, sul lato sinistro della nave (quello che si è allagato per ultimo), mentre la 18enne Hannah Lynch era nella cabina accanto. Per i medici legali la loro si tratta di “morte da confinamento” (asfissia), il che fa pensare che fossero svegli e coscienti, ma che non siano riusciti a raggiungere il ponte superiore rimanendo intrappolati. E venendo inghiottiti dal mare, prigionieri del lussuoso e “inaffondabile” Bayesian.