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Italia-Svizzera, spostato il confine: cosa c'è dietro e quali sono le conseguenze

Claudia Osmetti
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Lo scioglimento dei ghiacciai ci sta “erodendo” i confini. Lassù, a un passo dal cielo, e a un passo (e mezzo) dalla Svizzera: nel Plateau Rosa, che èuno dei pianori innevati alpini, 3.500 metri d’altezza, area sud-est, del Cervino, tra l’italianissima Valle d’Aosta e l’elveticissima Zermatt, uno dei paradisi internazionali degli sport invernali. Ecco: adesso, però, anche una geografia da ridisegnare. Lo annuncia, per primo, il Consiglio federale elvetico: qualche decina di metri, forse un centinaio, Berna s’allarga e noi ci restringiamo. Mancano ancora i dettagli, ma di rettifiche in rettifiche i cugini cantonali stanno mettendo mano pure alla frontiera attorno a Ginevra (direzione Francia, questa volta).

Restiamo sul nostro, o meglio: su quel che fino a poco fa era nostro. È una questione pratica e in un certo senso pure morfologica (la neutrale Svizzera non ci ha dichiarato guerra per un terreno poco più grande di un campo da calcio, tranquilli): in alta montagna funziona così da sempre. Funziona, cioè, che i confini seguono la linea dello spartiacque: dove è stabile corrisponde a una roccia o a un versante visibile anche a occhio nudo; dove è “dinamico”, come in questo caso, presuppone l’esistenza di un ghiacciaio o della neve perenne ed è composto dal suo crinale (a fare da regola generale è il fluire dell’acqua che può andare da una parte o dall’altra).

 

 

È più comodo, un po’ come avviene nelle linee di divisione quando passano in mezzo a un fiume: non è che viene eretta una diga per segnalare il passaggio, si fa (convenzionalmente) a metà. Per dirla con Korzybski, «la mappa non è il territorio». Solo che qui, ossia sul Cervino, con l’aumento delle temperature, lo zero termico che sale sempre di più e il clima ballerino, la mappa non è nemmeno più la mappa. Alcuni «elementi naturali», spiega il governo federale svizzero, «evolvono e ridefiniscono il confine nazionale quando questo viene determinato in modo dinamico».

E allora niente, al Plateau Rosa, attorno alla Testa Grigia, al rifugio Carrel, alla Gobba di Rollin può addirittura finire che si sarà costretti a cambiare lingua. I confini “rinnovati” tengono conto, ovvio, dell’interesse di entrambi gli Stati coinvolti anche perché uno, quella è una zona molto importante dal punto di vista naturalistico (ed è necessario che venga mantenuta in perfette condizioni, stabilire chi ne è responsabile in modo inequivocabile è essenziale) e due, lo stesso vale per l’aspetto economico.

Il turismo montano, la stagione sciistica, gli appassionati di discesa, slalom e fondo: è un micromondo, quello. Un micromondo che fattura miliardi di euro (l’industria dello sci vale tra i dieci e i dodici miliardi di euro all’anno solo in Italia) e che, in questo senso, non fa mica tanto attenzione alla bandiera che sventola alla fine della funivia. Esempio: il rifugio Guide del Cervino è letteralmente spaccato a metà, una parte (la nostra) è all’interno del Comune di Valtournenche, Aosta, l’altra (quella elvetica) è a Zermatt. Fai un passo di qua e via di fonduta fumante, fai un passo di là e c’è lirresistibile cioccolata.

Va tutto bene, perché prima di ogni cosa prevale la collaborazione (e nessuno come la gente di montagna sa che senza quella non si va da nessuna parte, si è spacciati), però in passato qualche piccolo attrito, tra Italia e Svizzera, per faccende analoghe, s’è registrato. L’anno scorso i ghiacciai di Berna hanno perso circa il 4% del loro volume e no, la si voglia vedere come piace di più, non è una bella notizia.

Indipendentemente dalla linea di confine, metro più metro meno: in alcune aree dell’arco alpino, tra l’altro, i ricercatori elvetici hanno persino alzato bandiera bianca, si sono arresi e hanno interrotto le misurazioni perché il ghiaccio si può misurare quando c’è, quando manca diventa una fatica inutile. Ora, per rendere effettiva la nuova linea di confine tra il nostro Paese e il loro è necessario che la convenzione che la riguarda venga ratificata anche da Roma.

 

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