Il dramma di Terno
Sharon Verzeni, le ultime parole a Sangare: "Sei un bast***o, sei un codardo"
"L’ho seguita da dietro, l’ho toccata sulla spalla con la mano sinistra e le ho detto “scusa per quello che sta per accadere”. Frammenti di parole che entrano nel cuore come lame quelle utilizzate da Mousssa Sangare, l'assassino di Sharon Verzeni, pochi istanti prima di togliere la vita alla giovane barista di 32 anni di Terno d'Isola. E a far ancora più male sono quegli ultimi disperati tentativi messi in atto dalla donna di mettersi in salvo: "Lei ha tolto le cuffiette quando si è sentita toccare. Ha sentito la frase. Ho preso il coltello. La prima coltellata l’ho data al petto e il coltello è rimbalzato. Lei stava scappando, sono sceso dalla bici, l’ho rincorsa e l’ho colpita alla schiena più volte, tre o quattro. Lei ha urlato chiedendo “perché”, dicendo “sei un codardo, sei un bastardo”, riporta il Corriere della Sera.
"Poi ho ripreso la bici e velocemente mi sono allontanato". L''ha ammazzata così, senza un motivo, senza un perché e prima di farlo ha voluto perfino avvertirla di quello che da li a poco avrebbe fatto. Moussa Sangare mentre racconta come ha ucciso Sharon Verzeni al gip Raffaella Mascarino chiede delle sigarette e lo fa come se fosse la richiesta più naturale del mondo.
Le dichiarazioni rilasciate da Moussa Sangare sono state fornite nel corso dell'interrogatorio di convalida, al quale partecipa anche il pm Emanuele Marchisio, che ha coordinato l’indagine dei carabinieri del Nucleo investigativo di Bergamo. Moussa Sangare è lucido, consapevole e racconta nel dettaglio il suo folle piano omicida. In tasca ha un foglietto scritto a penna con appunti su un omicidio del 2021, a Venezia: "Non so perché avessi quel biglietto, ero interessato a questa notizia. Guardo polizieschi e sono interessato a casi dove l’assassino utilizza i coltelli", ha spiegato al gip.
E ancora: "quando o mi sono avvicinato a Sharon, sapevo che volevo accoltellarla. Se lei mi avesse spintonato, forse sarei scappato. Appena l’ho toccata ha iniziato a tremare". Moussa Sangare quella notte non è scappato e questo nonostante Sharon Verzeni gli avesse chiesto il perché di tale follia. Moussa Sangare se ne è rimasto lì e ha continuato ad accoltellarla lasciandola sola, sanguinante su quel freddo marciapiede di via Castagnate a Terno d'Isola.
"Dopo aver incrociato una macchina, ho girato la faccia dall’altro lato. Sono passato in mezzo ai campi dove non c’erano telecamere". Quella notte Moussa Sangare aveva incontrato sette persone, ma Sharon era la prima donna sola sulla sua strada. A casa, dopo l’omicidio, - riporta il Corriere - "mi veniva da piangere però al tempo stesso mi sentivo libero, pensavo “che roba”. Sul divano ho sentito una specie di comfort, come se mi fossi liberato di un peso. Il giorno dopo abbiamo fatto una grigliata con gli amici". E quella che Moussa Sangare chiama "roba" era la vita di una donna che era prossima la matrimonio e che fino all'ultimo respiro ha provato a restare attaccata alla vita, una vita spezzata per sempre.