Il rettore

Tomaso Montanari, arte e caccia ai fascisti: torna alle vecchie passioni ma sbaglia ancora mira

Alberto Busacca

È stata un’estate difficile per Tomaso Montanari, rettore dell’università per stranieri di Siena. Un’estate in cui si è parlato di lui, sui giornali, per una lettera in cui si lamentava «dell’utilizzo scorretto, da parte dei rifugiati pakistani, degli spazi dell’ateneo».

E insomma, punzecchiature e prese in giro non sono mancate: ma come, proprio lui, sempre così attento ai diritti dei migranti, quando se li trova in casa protesta come un becero elettore di centrodestra? Polemiche agostane, indubbiamente divertenti... Ora però, chiusi ombrelloni e sdraio, Montanari può finalmente tornare a occuparsi delle tre cose che ama di più: l’arte, la caccia al fascista e gli attacchi al governo Meloni.

 

 

 

Lo ha fatto, ieri, in un lungo articolo pubblicato sul Fatto quotidiano, col titolo futurista “A Osaka con il ciclope e un fascio-rock”. Arrivati alla fine del pezzo, quello che è chiaro è che Montanari è tornato dalle ferie di pessimo umore e molto arrabbiato. Proviamo a riassumerne i motivi: 1- Il primo problema, secondo il rettore dell’università per stranieri, è che «all’Esposizione Universale di Osaka, in Giappone, il governo Meloni spedirà nientemeno che l’Atlante Farnese, la celeberrima scultura di marmo del II secolo dopo Cristo – alta circa due metri e pesante oltre venti quintali – esposta al Museo Archeologico Nazionale di Napoli.

Sarà quel fragile colosso a rappresentare questo nuovo guizzo di vitalità della razza italica, viva e attiva alla faccia dei fantasmi della sostituzione etnica». Perché la scelta del governo non va bene? Bè, intanto perché «spedire un marmo così grande, pesante e articolato è un folle azzardo, la cui sprezzante e insultante temerarietà non sarà diminuita dalla sperabile assenza di danni». E poi perché è comunque sbagliato, secondo Montanari, puntare su un’opera di venti secoli fa: «È possibile che l’Italia continui a rappresentare se stessa come una vecchia bagascia esausta che ogni volta che viene invitata in società sfoggia i sontuosi gioielli di quando era giovane e bella? Ma questi signori non potrebbero guardare all’Italia artistica di oggi?». 2- E passiamo al secondo problema. Cioè la caccia al “fascista”. Che in questo caso è il commissario generale per l’Italia a Expo 2025. Si tratta, scrive Montanari, del «mitico cantante fascio-rock in arte Katanga, al secolo Mario Vattani.

Chi meglio di lui può rappresentare nel mondo il primo governo guidato da un partito di matrice fascista della storia della Repubblica?». La storia è ormai piuttosto nota: alcuni anni fa sono uscite delle fotografie in cui si vedeva Vattani sul palco di un concerto di CasaPound. Da quel momento, per la sinistra, è diventato il “console fascio-rock”. Eppure, questo Montanari lo dimentica, a nominarlo ambasciatore a Singapore non è stato un governo di destra ma quello guidato da Mario Draghi, in cui il ministro degli Esteri era Luigi Di Maio. Insomma, non certo due sospettabili di simpatie fasciste.

Non solo. All’epoca della nomina, in parlamento ci fu un’interrogazione di alcuni deputati del Partito democratico e di Sinistra italiana. Bene, a difendere Vattani, in quell’occasione, fu Marina Sereni, viceministro degli Esteri proprio in quota Pd: si tratta, disse la Sereni, di «uno dei funzionari diplomatici più preparati sulle tematiche dell’Estremo Oriente in ragione della sua formazione professionale e di esperienze di carriera». Quindi «la sua nomina ad ambasciatore a Singapore si basa sulla valutazione di questi aspetti oggettivi». Insomma, sulle competenze e sulla preparazione di Vattani sembra proprio che siano praticamente tutti d’accordo. E allora perché continuare a sollevare una polemica sul fascismo palesemente strumentale? In fondo non è proprio Montanari a chiedere di smetterla di pensare solo al passato e di guardare di più all’Italia di oggi? Ecco, appunto