Il giallo di Terno d'Isola

Sharon Verzeni, "oggi è un po' tardi". L'atto d'accusa del compagno contro la Procura

Un lavoro palmo a palmo, con centinaia di tombini scoperchiati, siepi, aiuole, campi e parchi setacciati, compreso il letto in secca di un torrente ai margini del paese. Si sono chiusi a Terno d’Isola i due giorni di ricerche disposti dagli inquirenti bergamaschi con l’obiettivo di individuare elementi utili a dare una svolta alle indagini sull’omicidio di Sharon Verzeni, ancora irrisolto a distanza di un mese.

A supportare i carabinieri nelle ricerche nelle aree adiacenti e circostanti il luogo del delitto, in via Castegnate, oltre che nelle strade e nei campi intorno alla villetta, ancora sotto sequestro, di via Merelli dove la 33enne abitava insieme al fidanzato, Sergio Ruocco, i volontari del Mu.Re. - Museo recuperanti - che con i loro magneti e metal detector hanno battuto le strade percorse da Sharon quella notte e anche le possibili vie di fuga del killer non coperte dalle telecamere. Nonostante lo sforzo della squadra coordinata da Paolo Gibba Campanardi - esperto cercatore di reperti bellici e protagonista del programma tv Metal detective - tuttavia, nessun elemento che possa portare a una vera svolta sembra ancora una volta essere emerso. In particolare, manca ancora il coltello (o pugnale) con il quale Sharon è stata colpita a morte per quattro volte la notte tra il 29 e il 30 luglio scorsi mentre camminava in via Castegnate.

 

 

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Le ricerche per il momento si sono così concluse, e solo se necessario ne saranno disposte altre. Per il compagno della donna, tuttavia, l’arma del delitto “probabilmente andava cercata prima. Mi sembra un po’ tardi adesso. Si vede che prima avevano cose più urgenti da controllare probabilmente. Ma non è il mio lavoro e non posso giudicare”, ha detto Ruocco ai cronisti, rientrando da lavoro a casa dei genitori di Sharon a Bottanuco.

 

 

 

L’idraulico di 37 anni, che non è indagato, ha spiegato di non essere stato più sentito dai carabinieri e di non avere altri dettagli da aggiungere sulla vicenda, “altrimenti li avrei già chiamati”. Mentre la famiglia Verzeni, tramite una nota diffusa dal legale Luigi Scudieri, si dice certa che “nessuno ostacolo fermerà mai” l’individuazione del "vile assassino". A un mese dalla morte della 33enne estetista e barista in un locale di Brembate - restano ancora un mistero sia il movente dell’omicidio che il colpevole. Le piste per gli inquirenti restano ancora tutte aperte. Si continua a scavare nella cerchia relazionale della giovane, mentre andranno avanti le audizioni di possibili testimoni e anche le analisi delle immagini delle videocamere della zona. Diversi dei soggetti che nei momenti in cui Sharon - uscita come già altre sere a camminare per perdere peso, come le aveva consigliato il dietologo - veniva uccisa passavano da via Castegnate e dintorni restano comunque ancora da identificare. Tra questi c’è sempre il ciclista che viene inquadrato mentre percorre a velocità contromano la via dell’omicidio e che potrebbe aver visto qualcosa di importante. Mentre resta in campo anche l’ipotesi che a uccidere Sharon sia stato uno sbandato, magari tra i pusher che, come confermato da diversi commercianti del centro, stazionano spesso nei pressi di piazza VII Martiri.

 

 

 

Secondo la testimonianza del dipendente di una pizzeria d’asporto della zona, proprio uno di questi soggetti da un mese non si sarebbe più fatto vedere in paese. Stando al racconto di Mohammed, del gruppo di una decina di nordafricani che di solito "bevono e fanno casino, sia di notte sia di giorno" solo uno, che la sera dell’omicidio si sarebbe trovato in piazza, "non si è più visto in giro". "So chi è di vista, un marocchino, ma non lo conosco di persona. L’ho detto ai carabinieri ma loro non hanno una sua immagine. Ho chiesto se mi fanno vedere delle foto perché io lo saprei riconoscere", ha aggiunto il ragazzo della pizzeria, che qualche giorno fa ha detto di aver anche ricevuto delle minacce. Il racconto è al vaglio dei carabinieri anche se - fanno notare fonti investigative a LaPresse - dopo quella notte in tanti che frequentano la piazza sono spariti. Molti sarebbero immigrati irregolari, spacciatori o ricercati che, in considerazione dell’aumento esponenziale di forze dell’ordine in quelle strade dalla notte dell’omicidio, hanno preferito cambiare aria.