Invenzione dei nutrizionisti
Dieta mediterranea, la Treccani smonta il mito: non c'è verità storica
Di punto in bianco, in un calda mattina di agosto, arriva in agenzia una nota che smonta uno dei miti dell'alimentazione sana. "Il modello attuale della dieta mediterranea non corrisponde alla realtà storica di nessuna area geografica del Mediterraneo". A riportare tutti con i piedi per terra è Vito Teti, antropologo dell'alimentazione, con un libro pubblicato da Treccani. In "Dieta mediterranea. Realtà, mito, invenzione" spiega che il "falso mito della dieta mediterranea, alimentato a partire dagli anni '80 da nutrizionisti, medici e dietologi per indicare un modello quasi magico a cui tendere per poter vivere bene, scongiurare malattie legate al troppo mangiare, al consumo eccessivo di grassi, sale, zucchero, cibi iperproteici che generano soprattutto obesità, ma che non è mai esistito nella realtà. E persino la pasta si rivela un'abitudine alimentare recente, appannaggio in passato solo dei ceti più abbienti". Del resto la trinità mediterranea olio, grano e vino fino a pochi decenni fa caratterizzava solo la cucina dei ricchi e rappresentava un sogno per i ceti popolari. Teti ricorda che negli anni '50 e '60 le popolazioni dell'Italia del Sud seguivano un regime alimentare a base di pane di mais, patate, pomodori, peperoni, legumi, e per il condimento usavano il grasso di maiale. Nel Cilento olio di oliva e frumento erano un miraggio sostituito da castagne, granturco e, ancora, grasso di maiale.
Questa invenzione diffusa della dieta mediterranea, spiega Teti, si è imposta "a opera di medici nutrizionisti, biologi che hanno alimentato una babele alimentare fatta di messaggi contraddittori, affermazioni indimostrate, slogan tesi soltanto a commercializzare prodotti e non alla reale costruzione di una buona, salutare, etica alimentazione". In questa babele, secondo l'antropologo, "le parole annullano la sostanza del cibo e ne cancellano il carattere sociale e culturale, azzerandone la dimensione conviviale e rituale e il discorso sul cibo è affidato al potere, in una epoca di gastromania, secondo il semiologo Gianfranco Marrone, o in una gastrocrazia secondo la giornalista Guia Soncini, in cui siamo tutti sudditi di una repubblica confessionale fondata dai cuochi". Nel criticare l'idealizzazione di una dieta mediterranea ridotta a slogan e a gadget, Teti sostiene la valorizzazione e il riconoscimento delle numerosissime, complesse, mutevoli nel tempo e nello spazio, culture e pratiche alimentari dell'intero universo mediterraneo, luogo di arrivi, scambi, contaminazioni, mescolanze.
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