Frignoni

Rom, clamoroso: "Ci danno case troppo piccole". Occupano, non se ne vanno e piangono pure

Massimo Sanvito

C’è chi se ne è già andato ma si lamenta perché «Quarto Oggiaro è un posto di m...» e perché l’appartamento ottenuto come premio per aver abbandonato il campo «è troppo piccolo e troppo lontano da dove eravamo prima». Ma c’è anche chi non ci pensa nemmeno lontanamente a lasciare via Bonfadini 39, quel triangolo da cinquemila metri quadrati che dalla fine degli anni ’80 si è trasformato in un ghetto impenetrabile.

Sotto la speciale giurisdizione dei sinti abruzzesi specializzati in furti di auto e moto: spolpate di ogni loro componente da rivendere sul mercato nero e date alle fiamme. «Io non vado via. Siamo qua da quarant’anni e ora dobbiamo prendere altre case, pure disagiate? Mi hanno dato una casa con mia mamma: cioè, io ho 45 anni e non mi posso portare una donna a casa?», minaccia un residente ancora presente nell’insediamento nonostante l’ordinanza firmata dal sindaco preveda che tutti debbano abbandonare casette e roulotte non più tardi di oggi stesso. «Qui si vive bene perché non paghi la luce, non paghi l’acqua. Se ci danno una casa come dio vuole, ben venga. Ma non che ci danno le topaie, che la gente non si può neanche rigirare...», rincara la dose una signora. Anche lei non vuole mollare casa sua. «Noi non siamo contenti di avere una casa dal Comune. Le mie due bambine hanno bisogno dei loro spazi. Qui abbiamo una casa enorme...», spiega un’altra donna che vive nel campo.

 

 

 

E se è praticamente scontato che l’area oggi non sarà vuota e dunque non è affatto escluso che nei prossimi giorni si arrivi a uno sgombero forzato degli ultimi ribelli con possibili disordini, la gestione dei traslochi da parte di Palazzo Marino assume i contorni del giallo. Solo oggi, infatti, saranno effettuate le verifiche su quanti nomadi hanno trovato soluzioni più o meno autonome. In ogni caso, dovrebbero essere una dozzina le famiglie ancora in via Bonfadini (per cui da tempo sono stati avviati i colloqui coi servizi sociali per valutare le varie “vulnerabilità”), pronte a sfidare amministrazione comunale e forze dell’ordine: durante l’ultimo censimento di aprile la Polizia Locale aveva registrato la presenza di 96 persone, di cui 34 (25 adulti e nove minori) non assegnatari di alcuna piazzola e dunque abusivi. Ma siccome una casa nuova non la si nega a nessuno, né a chi è irregolare da anni né a chi è gravato da provvedimenti giudiziari, la maggior parte dei rom ha già fatto le valigie per altri lidi: chi è tornato nel centro Italia (Marche e Abruzzo) dove è proprietario di altri immobili e chi, soprattutto, ha ottenuto una casa Sat (Servizi abitativi transitori) nei quartieri popolari di Milano. «No a canali preferenziali», disse ad aprile l’assessore alla Sicurezza, Marco Granelli, ma già l’idea di concedere appartamenti con contratti d’affitto per un periodo determinato (questo prevedono i Sat) tradiva le intenzioni iniziali.

Non si tratta infatti di assegnazioni classiche, quelle che seguono le canoniche graduatorie, ma di alloggi (240 quelli messi a disposizione per il 2024) da destinare in via emergenziale a chi è stato sfrattato perché non riusciva più a pagare o a chi si è trovato senza un tetto sopra la testa a causa di calamità naturali. Ma anche a quanti “debbano forzatamente rilasciare l’alloggio in cui abitano a seguito di provvedimento esecutivo di sfratto per finita locazione”, ed è questo il caso dei rom di via Bonfadini. La domanda che rimbalza tra gli inquilini delle case popolari di periferia è una sola: «Per quanto tempo dovremo averceli come vicini di casa? E se non se ne andranno al termine della scadenza...». Timori fondati visto che negli ultimi cinquant’anni scarsi questi signori hanno fatto il bello e il cattivo tempo nel loro fortino stretto tra la massicciata dell’Ortomercato e i binari della ferrovia. Oggi è il giorno della verità, domani sarà quello della forza? Le operazioni di messa in sicurezza e di pulizia dovrebbero infatti partire subito in modo da consegnare l’area a Sogemi (la società che per conto del Comune gestisce tutti i mercati agroalimentari all’ingrosso di Milano) per dar vita all’allargamento previsto dal progetto Foody 2025.