Non è un... caso

Covid, boom di contagi ai concerti di Taylor Swift a Milano

In Europa i casi di Covid sono aumentati di 5 volte in 8 settamane e forse, almeno in Italia, una grossa mano potrebbero averla data i due concerti-evento di Taylor Swift a Milano.

Sabato ha fatto rumore il post su X del direttore regionale dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) per l'Europa, Hans Kluge, che ha snocciolato i dati sull'ondata estiva del virus: "Il numero di ricoveri per Covid segnalati nelle ultime 4 settimane nella regione è aumentato del 51% rispetto alle 4 settimane precedenti" e che "il numero di decessi per Covid segnalati nelle ultime 4 settimane nella nostra regione è superiore del 32% rispetto alle 4 settimane precedenti".

 

 

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"Stiamo assistendo a un chiaro aumento nelle malattie e nei ricoveri per Covid in diversi Paesi membri dell'Oms Europa. Questi includono Albania, Cipro, Grecia, Irlanda, Malta, Spagna e Regno Unito", ha affermato Kluge, sottolineando che "la maggior parte dei casi confermati di Covid-19 riguarda, senza sorpresa, persone di età superiore ai 65 anni". L'allarme, insomma. è per i cosiddetti "fragili" e pazienti a rischio. Più o meno nelle stesse ore, però, proprio su X ecco proliferare post e foto di test Covid positivi, condivisi dai giovani e giovanissimi spettatori del live della cantautrice americana. C'è chi scrive: "Non l'ho preso in pandemia. Non l'ho preso al concerto dei Coldplay e degli Imagine. Non l'ho preso in viaggio per Lisbona. L'ho preso 4 anni dopo la pandemia, al concerto di mamma Taylor. Ma HEI
Ne è valsa la pena prendere il Covid per Tay Tay". E ancora: "In pratica tutti al Concerto ci siamo presi il Covid". 

 

 

 

Che il The Eras Tour sia stato un evento di massa ad alto rischio di contagio è certo: 130mila persone accalcate, a stretto contatto tra loro e senza alcuna misura di sicurezza. Una due giorni (13 e 14 luglio) che ha prodotto casi di febbre alta, raffreddori e tamponi proprio come accaduto a Parigi. Secondo il virologo milanese Fabrizio Pregliasco, il fenomeno non deve stupire perché "questo virus rimarrà a lungo in mezzo ai piedi. Dobbiamo abituarci". Da lì a paventare rischi stile 2020-21 ce ne passa: "Avremo cicli di quattro o sei mesi. Questa variante non è aggressiva, non abbiamo grossi guai. Almeno per la maggior parte dei pazienti". I più esposti, come sempre, dovranno tutelarsi come ormai sta accadendo da due anni.