Deliri di onnipotenza

Venezia, sangue "lavato" e trasfusioni? Epidemia di epatite C: medico indagato

Sei pazienti sono risultati positivi all’epatite C a causa del dottore no vax, il "messia" con deliri di onnipotenza di tutti coloro che si sono autoproclamati fieramente no vax. In particolare, il sangue dei pazienti veniva "lavato" e poi, a seguito di particolari passaggi, veniva re-inietttato come se nulla fosse. Era una prassi ormai ben collaudata quella messa in atto dal medico di base no vax Ennio Caggiano che ripuliva, oltre ai novax anche i vaccinati pentiti. A ricostruire la storia del medico che è pendente anche di una proposta di radiazione dall'albo professionale, è stata Repubblica che ha spiegato per filo e per segno a come si è arrivati a una deriva complottista così audace.

Ed è proprio da questi elementi surreali che la Procura di Venezia ha dato avvio a una inchiesta, con l'ipotesi di reato di pandemia. A lanciare l'allarme era stato l'ospedale di Dolo (Venezia). Ma come agiva il dottore no vax? Il medico di base operava nel suo ambulatorio in provincia di Venezia, a Camponogara. Il via libera dei magistrati dato ai carabinieri del Nas a raccogliere testimonianze ha portato gli inquirenti a scoprire una verità davvero scioccante. Nel suo studio i no vax e vaccinati pentiti si sottoponevano a una pratica illegale oltre che pericolosa per il proprio benessere fisico.

 

 

 

 

Ad accorgersi delle condizioni precarie di salute del padre era stata la figlia di uno dei positivi all’epatite che ha raccontato agli investigatori come il genitore dallo scorso gennaio aveva iniziato a manifestare un ittero molto forte. L'uomo, infatti, si sarebbe anche recato da Caggiano qualche settimana prima per sottoporsi al trattamento a base di vitamine. Trattamento quello praticato dal dottore che aveva già iniziato a dare i primi segnali, tanto che quando il paziente si rese conto di stare male decise di tornare da Caggiano che però, sempre secondo quanto riferito dalla figlia, lo avrebbe sconsigliato di rivolgersi all’ospedale per farsi visitare ad approfondire la questione. Il medico, non contento, lo sottopose ad altre flebo senza ottenere però nessun risultato. I successivi esami al pronto soccorso di Dolo hanno rilevato “transaminasi a livelli eccezionali” e una diagnosi di “insufficienza epatica”.

Ma il medico no vax era già noto alla cronaca in quanto nel periodo del Covid si era reso famoso grazie a un post social in cui comparava i vaccini ad Auschwitz. Per ora, il dottore, si è detto "sereno dal punto di vista medico ma molto dispiaciuto sotto l’aspetto umano", ha affermato attraverso il suo legale Alessio Morosin. Ennio Caggiano "ha eseguito dei trattamenti medici osservando i protocolli", ha osservato ancora il legale. Per l'avvocato, il dottore no vax "è molto amato dai suoi pazienti e nonostante la pensione continua a lavorare per loro. Durante il periodo del Covid andava persino a domicilio, cosa che non fa più nessuno". Il  negazionismo del dottor Caggiano era però già noto a tutti, anche alla stessa Azienda sanitaria per cui lavorava, come dimostra l’azione disciplinare promossa contro di lui. "Non è un No vax", ha osservato Morosin per cui "caso mai è un free vax. Si è solo limitato a fornire spiegazioni a chi le chiedeva. Mi pare esista la legge 219 sul consenso informato del paziente".

Intanto, la pm Elisabetta Spigarelli ha affidato una consulenza tecnica irripetibile, per verificare il genotipo del virus contratto dai pazienti. Ennio Caggiano ha eseguito dei trattamenti medici osservando i protocolli",ha continuato  il legale per cui il dottore "è molto amato dai suoi pazienti e nonostante la pensione continua a lavorare per loro. Durante il periodo del Covid andava persino a domicilio, cosa che non fa più nessuno". Ma il negazionismo del dottor Caggiano è un dato di fatto, riscontrato e contestato dalla stessa Azienda sanitaria che gli dava lavoro, come dimostra l’azione disciplinare promossa contro di lui.
"Non è un No vax", continua l’avvocato Morosin per cui "casomai è un free vax. Si è solo limitato a fornire spiegazioni a chi le chiedeva. Mi pare esista la legge 219 sul consenso informato del paziente".