Condannato all'ergastolo

Bozzoli, spunta il testimone austriaco: "Può scagionarmi, gli ho mandato una lettera"

Venerdì 12 luglio Giacomo Bozzoli è stato trasferito dal carcere bresciano di canton Mombello a quello milanese di Bollate. L'imprenditore, condannato all'ergastolo dopo aver ucciso lo zio Mario, ha trascorso la notte da sorvegliato speciale. Il 39enne infatti era sotto choc e la scelta della sorveglianza a vista, con un agente fisso che lo ha controllato di continuo, sarebbe stata dettata dal pericolo che l'ergastolano potesse compiere il gesto estremo. L'imprenditore è arrivato a Bollate dunque con una settimana di ritardo e dopo una notte trascorsa da sorvegliato a vista a Canton Mombello, il carcere più sovraffollato d'Italia. Giacomo Bozzoli, però, contina a professarsi innocente. 

Secondo l'imprenditore, ci sarebbe un testimone austriaco che scagionerebbe Bozzoli dall'accusa di aver commesso l'omicidio ai danni dello zio. L'ergastolano ha annunciato di aver inviato una lettera - in copia anche al procuratore generale Guido Rispoli e al presidente della prima sezione penale Roberto Spanò, il primo giudice che lo ha condannato - che però nessuno ha ancora ricevuto. Bozzoli ha anche chiesto del figlio informandosi sulle procedure per incontrarlo subito.

 

 

Nel frattempo il 39enne bresciano la prossima settimana sarà interrogato nel carcere di Bollate nell'ambito dell'inchiesta aperta contro ignoti per procurata inosservanza della pena. Non è escluso che venga sentito come testimone e quindi senza la presenza dei suoi legali. Dovrà chiarire gli aspetti ancora poco chiari della sua latitanza. Conclusa nel cassone di un letto matrimoniale nella sua villa di Soiano, sul lago di Garda.