Uccise per l'eredità i genitori
Era la notte tra il 17 e il 18 aprile 1991 quando Pietro Maso, 19 anni, residente a Montecchia di Crosara (Verona) uccise entrambi i genitori. Ora Pietro Maso è in semilibertà. Lo ha stabilito il tribunale di sorveglianza di Milano, che ha ammesso al regime di semilibertà l'omicida di Crosara (Verona) condannato a trent'anni per aver ammazzato Antonio Maso (56 anni) e Rosa Tessari (48 anni) per impradonirsi dell'eredità. Maso è in carcere a Opera dal 29 febbraio 1992. In questi sedici anni e nezzo Maso ha ottenuto due permessi premio, durante i quali è uscito dal carcere: il primo nell'ottobre 2006, il secondo a Pasqua dello scorso anno. Allora rimase fuori tre giorni. All'epoca ha fatto scalpore la perizia affidata dall'accusa al prof. Vittorino Andreoli, che oltre a escludere che i tre fossero incapaci di intendere e volere, ha puntato il dito contro la società in cui il duplice delitto si inseriva. In appello Maso produce una lettera di pentimento; è l'inizio di un ravvedimento che è proseguito in silenzio in carcere, dove ha tenuto un comportamento ineccepibile (impegnandosi anche come attore in un musical, con altri detenuti). Il caso fece discutere moltissimo, anche per la terribile modalità del delitto. Il ragazzo insieme a tre amici si appostò infatti in cucina e quando il padre e la madre tornarono da una riunione in parrocchia li colpì con una spranga. Un solo movente, l'eredità. Il gruppo aveva progettato l'omicidio da tempo e indossava tute da lavoro e maschere di carnevale. In precedenza Maso e i suoi complici avevano già provato a uccidere i genitori del giovane, prima con un ordigno rudimentale fatto con due bombole di gas e poi tentando di investire mamma Rosa.