Ritrovato nel Piave

Alex Marangon, "non è sucidio": cos'hanno trovato sul suo corpo dopo il rito sciamanico

Non è stato un suicidio. L'autopsia sul corpo di Alex Marangon ha emesso un primo, pesante verdetto: il 25enne barman di Marcon (Venezia) è stato ritrovato senza vita su un isolotto nel fiume Piave a Treviso dopo aver partecipato a un rituale amazzonico in un'abbazia.

Sul suo corpo sono state ritrovate numerose ferite in testa, provocate molto probabilmente da un oggetto contundente. Tra le piste fin qui seguite dagli inquirenti la morte per annegamento, per morte violenta e per effetto delle pratiche sciamanico-curative durante la due giorni che il ragazzo aveva trascorso all'abbazia di Santa Bona a Vidor (Treviso).

Marangon, sofferente di asma, aveva assunto due pozioni del potente allucinogeno ayahuasca e per allievare il disagio si sarebbe sottoposto anche a una iniezione di veleno di rana amazzonica sapo/kambo, altra pratica curativa sciamanica. Sabato notte il giovane potrebbe essere caduto accidentalmente oppure dopo l'assalto di un'animale selvatico ma qualcuno potrebbe anche averlo gettato nel fiume già cadavere, essendosi spaventato per l'inaspettata morte del ragazzo. Anche perché tra la sua scomparsa e l'allarme dato solo alle sei di mattina ci sono tre ore in cui non si sa bene cosa sia successo nemmeno nell'abbazia sconsacrata. I colpi in testa riaprono inevitabilmente i giochi dell'inchiesta. 

Un motivo più che sufficiente per la Procura trevigiana per decidere di voler sentire tutti e venti i partecipanti al Sol de Putumayo, organizzato a pagamento dalla coppia Andrea Gorgi Zuin (Zu) e Tatiana Marchetto (Tati) che dovranno aiutare gli investigatori a identificarli, perché sono i soli che li conoscono tutti. I risultati dell'autopsia aiuteranno a chiarire il quadro in ordine all'annegamento e al morso di animale selvatico al fianco del giovane, ma mai come in questo caso saranno fondamentali gli esami tossicologici per i quali serviranno una decina di giorni.