Il caso

Cittadella, caos e residenti furiosi? Ma il magistrato assolve il rave-party

Serenella Bettin

Se il rave si svolge su suolo pubblico e dura soltanto una notte, allora si può fare, anche senza lo straccio di un’autorizzazione. Insomma, in Italia puoi occupare abusivamente un’area demaniale, piazzarci delle casse di amplificazione per diffondere musica, spararla a palla fino all’alba non preoccupandoti di chi abita in zona, distribuire panini e birre (scontrini? ma figuriamoci) magari mentre fra i ragazzi girano pasticche e canne, e se dura 'solo' una notte allora tutto a posto, non c’è reato. Siamo a Cittadella, Comune della provincia di Padova, esattamente a Santa Croce Bigolina, nel cuore della pianura veneta. Anche se la vicenda giudiziaria si è poi protratta fino a oggi, bisogna tornare indietro di tre anni. Centinaia di giovani si organizzano per dar vita a un rave party. L’evento, non autorizzato, viene sponsorizzato ampiamente sui social, l’appuntamento è per il 29 agosto 2021. Il luogo scelto è per l’appunto un terreno boschivo demaniale nella golena del fiume Brenta, che passa in città.

Quella notte vi arrivano ragazzi da ogni provincia, Venezia, Padova, Treviso, Belluno, Rovigo e anche Pordenone: la quiete di quel tranquillo paese di campagna viene bruscamente interrotta. La musica viene diffusa ad alto volume fino alle quattro del mattino, e a un certo punto i residenti, esausti, decidono di avvertire le forze dell’ordine. La centrale operativa dei militari dell’Arma viene tempestata di chiamate, perché insomma, basta, qui è impossibile dormire, e c’è gente che il giorno dopo deve andare a lavorare. I carabinieri arrivano e identificano 54 persone, alcune già note, tra i 19 e i 43 anni. Da lì partono le indagini. Gli indagati finiscono per diventare 74, organizzatori compresi, e viene contestata loro l’invasione arbitraria di terreno boschivo demaniale. Ora l’inchiesta è stata archiviata dal giudice per le indagini preliminari perché “il fatto non costituisce reato”. Il giudice ha infatti stabilito che l’area demaniale usata per il rave non era delimitata da alcuna barriera- grazie, è la golena di un fiume... e che dunque è aperta a ogni utilizzo per la comunità, dunque anche ai ragazzi. E però un conto sono le passeggiate lungo il fiume, un altro una festa non autorizzata con musica a tutto volume fino a notte fonda. In più, non vi sono stati danni al terreno, nemmeno l’abbandono di rifiuti, dato che i ragazzi hanno raccolto tutto in appositi sacchi - bontà loro.

 

 

Il rave perdi più, questo rave, è stato un evento occasionale, durato una sola notte, e il giudice ha rimarcato che non si può ritenere che i partecipanti intendessero dare inizio a un possesso duraturo del terreno: insomma, se resti senza permesso su suolo pubblico per una sola notte, non si può contestare l’occupazione abusiva. Considerazione che ha avuto il suo peso per decidere alla fine di archiviare la pratica. Peraltro, lo stesso pubblico ministero aveva già chiesto l'archiviazione in considerazione della “particolare tenuità del fatto”, indicando che i comportamenti messi in atto avrebbero sì violato le norme penali, ma non in modo così grave da meritare un processo. Come detto, era il 2021: l’anno dopo ci sarebbe stato quel famoso rave party di Modena dove migliaia di ragazzi occuparono un capannone per tre giorni, prima di essere sgomberati dalle forze dell’ordine, e in seguito a quell’evento l’allora neo governo Meloni varò il discusso decreto per arginare il fenomeno delle aggregazioni che mettono a rischio l’ordine pubblico - la “legge anti rave”, per l’appunto. Era il 2 novembre 2022. Decreto che poi venne convertito nell’attuale articolo 434 bis del codice penale che configura come reato l’“invasione di terreni o edifici per raduni pericolosi per l'ordine pubblico o l'incolumità pubblica o la salute pubblica”. Ma il rave di Cittadella risale all’anno prima, e quindi per il principio di irretroattività della legge - a quella vicenda non può essere applicata questa legge. Anche se, viste le motivazioni con cui il giudice ha archiviato, non siamo sicuri sarebbe cambiato qualcosa: peraltro, l’occupazione abusiva di suolo pubblico era anche allora considerato un comportamento illecito.

Così abbiamo sentito un avvocato. "Anche prima del decreto legge che ha introdotto le norme specifiche per contrastare i rave party abusivi - spiega Paolo Longhi a Libero - la situazione era regolata dall’art 633 del codice penale che punisce l’invasione di terreni o edifici altrui, mentre ora viene disciplinata dall’art. 434 bis c.p. che punisce più severamente l’occupazione abusiva per raduni pericolosi per l’incolumità pubblica. Questa novella non può disporre che per i fatti successivi alla sua approvazione". Per concludere, al rave di Cittadella - come detto - non può essere applicato il decreto del governo Meloni. Resta il fatto che le leggi vanno poi applicate, e qui - in ogni caso entra in scena la discrezionalità dell’interpretazione normativa da parte dei giudici. Vecchia storia, ma sempre attuale.