L'ora della verità?
Unabomber, trovato il dna: la svolta 30 anni dopo, chi finisce nel mirino
C’è sempre un momento in cui le verità, celate o tenute nascoste per anni, cominciano a venire a galla. Piano piano, una alla volta. E questo può avvenire sempre, anche dopo dieci, venti, trent’anni. Il caso è quello di Unabomber. Lo spietato dinamitardo che terrorizzò il Nordest fabbricando ordigni esplosivi che poi posizionava a seconda delle sue ossessioni. Erano gli anni Novanta, e gli attentati andarono avanti dal 1994 al 2007.
IL BOMBAROLO FOLLE
Nessuno seppe mai chi si nascondesse dietro quel folle bombarolo che terrorizzava la gente, il processo venne chiuso e Unabomber rimase senza un nome.L’anno scorso, però, le indagini si sono riaperte, e ora su alcuni reperti analizzati in maniera più approfondita, è stato individuato un dna mitocondriale. È questa la novità. Dei frammenti genetici sarebbero emersi dall’analisi di alcuni peli scoperti su una bomboletta di stelle filanti contenente un ordigno inesploso. Oltre che da altri reperti tra cui un uovo bomba - rimasto inesploso anch’esso un tubo filettato, dei nastri isolanti sequestrati da confezioni di pomodoro e di maionese, un inginocchiatoio, una scatoletta di sgombro, un congegno inserito sotto la sella di una bicicletta, una bottiglia di Coca Cola e poi ancora sui rilievi dattiloscopici relativi alla bomba. Insomma, ci sarebbero abbastanza elementi per credere di essere vicini a una svolta, anche se sarà da chiarire se il dna trovato sia effettivamente del dinamitardo o di qualche altra persona. Ora, quindi, è il momento della comparazione del dna identificato con quello dei sospettati, perla quale i periti nominati dal tribunale hanno richiesto una proroga di due mesi. Una storia angosciante quella di Unabomber che si divertiva a terrorizzare la gente e a seminare il panico. Ventinove attentati, riusciti o scoperti, veri o presunti. Le trappole da lui realizzate, non son congegnate per uccidere, ma per ferire, mutilare, recidere.
Ordigni chirurgicamente confezionati nascosti in ovetti Kinder, barattoli di Nutella, tubetti di maionese, candele. Dentro le uova al supermercato, nei tubetti di pomodoro, sotto le selle delle biciclette, nei cimiteri e nelle chiese, dentro i giornali, sotto gli ombrelloni. Le vittime di Unabomber sono casalinghe, bambini, turisti, famiglie, che per caso si ritrovavano gli ordigni tra le mani. Gli esplosivi venivano tutti posizionati in posti molto affollati e soprattutto nei giorni di festa. Nel 2007 gli attentati si sono interrotti. Ma è soltanto l’anno scorso, dopo un esposto presentato dal giornalista Marco Maisano e da due delle vittime Francesca Girardi e Greta Momesso, che vennero riaperte le indagini. Il 6 febbraio 2023 il gip del tribunale di Trieste emise un’ordinanza di ammissione di incidente probatorio. Questo per la «necessità di procedere a incidente probatorio volto a verificare se è possibile l’estrazione di tracce biologiche e genetiche dai reperti». Ora, dopo la riapertura dell’inchiesta, i sospettati sono saliti a 31. Erano 32 ma una persona è deceduta. A queste si aggiungono altre persone che non indagate ma il cui Dna valeva la pena essere acquisito. «Questi soggetti, circa una quindicina, erano già stati attenzionati nelle precedenti indagini svolte parecchi anni fa da altre procure e mai iscritti come indagati qui a Trieste aveva spiegato a Libero, il procuratore capo di Trieste, Antonio De Nicolo - solo che le indagini, svolte con i metodi di allora, avevano dato esito negativo e non c’era stato motivo di iscriverli nel registro degli indagati».
ARCHIVIAZIONE PER L’ING.
Gli indagati, invece, come risulta dalle carte giunte in nostro possesso, sono 11 e tra questi c’è ancora Elvo Zornitta e anche suo fratello Galliano.
Elvo Zornitta è l’ingegnere che vive ad Azzano Decimo, profondo Friuli, colui che rimase al centro delle indagini per cinque anni. Poi a marzo 2009 il tribunale di Trieste archiviò l’accusa nei suoi confronti. Il suo legale, lo storico difensore Maurizio Paniz, da noi interpellato sulle recenti novità, dice: «Non so nulla, ed è fuori dal mondo che una notizia, se vera, non venga comunicata alla difesa del principale indagato. Non solo, sono contento che vengano fatti tutti gli accertamenti del mondo, ma manifesto perplessità sullo stato di conservazione dei reperti stessi».
Ora grazie alle nuove tecniche investigative sarebbero emerse queste tracce di dna mitocondriale presenti in alcuni reperti. Inutile dirlo, Unabomber stavolta potrebbe veramente avere le ore contate.