Bella e sexy
Rimini, caccia grossa alla escort da 5 milioni di euro: il caso che appassiona la città
Era bella, sexy, arrapante e sicuramente brava, ma forse non particolarmente furba. Perché guadagnava cifre stratosferiche e aveva un tariffario del sesso da capogiri - cinquemila euro per un week end, mentre al giorno arrivava a incassare fino a diecimila euro un’agenda fitta di clienti ricchi e famosi e si godeva la vita, però si è fatta beccare ingenuamente. Per arroganza. E adesso rischia grosso, dopo aver dovuto mollare tutto e scappare all’estero.
Tutta colpa di un processo nel lontano 2015, in cui lei un’escort di lusso ungherese, ora 43enne, che viveva e prestava servizio a Riccione -, accusata di aver rubato 100 euro a un cliente, si lasciò prendere dal nervosismo. E, incalzata dal giudice, disse con supponenza e un pizzico di vanità: «Non ho certo bisogno dei cento euro di questo poveretto, visto che il mio estratto conto è da urlo anche per i più benestanti».
Una confessione non richiesta, un clamoroso autogol, una défaillance, una goffa e stupida difesa che non le impedì di essere condannata a un anno e sei mesi, ma soprattutto che stuzzicò il pm di turno.
Il quale, incuriosito, prese le sue parole sul serio e fece partire le indagini delle Fiamme Gialle: l’attento lavoro e le ricerche sui conti correnti svelarono poi che l’affascinate donna in quattro anni (dal 2010 al 2014) aveva messo via 5 milioni di euro e, grazie alla complicità di un amico bancario (poi scagionato), aveva trasferito i soldi a San Marino, poi a Montecarlo e successivamente a Dubai. Dunque senza mai pagare alcuna tassa ed evadendo più di due milioni per quel che riguarda l’Irpef e poco più di 840mila euro per quel che riguarda l’Iva. Non male.
Motivo per cui l’ex squillo che nel frattempo ha appeso la sua bravura al chiodo e si è dileguata all’estero (qualcuno sostiene proprio a Dubai) - è stata rinviata a giudizio per il reato di evasione fiscale correlato al reddito da prostituzione e, nel marzo 2022, è tornata a processo. E ora rischia grosso, perché la pm Annadomenica Gallucci ha chiesto una condanna a due anni e tre mesi.
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L’ungherese, che ovviamente non ha mai preso parte al processo, ha sempre sostenuto di aver cercato più volte di regolarizzare la sua posizione, ma di non esserci riuscita perché lo Stato italiano non riconosce l’esercizio della prostituzione come mestiere e non le ha consentito di aprire una partita Iva. Per questo, ma non solo, il suo avvocato Stefano Caroli ha chiesto l’assoluzione sostenendo che le prove raccolte contro l’indagata siano inutilizzabili, spiegando che gli accertamenti delle Fiamme Gialle sarebbero stati svolti senza dare alla donna la possibilità di nominare un difensore e dunque, pur avendo valenza sotto il profilo amministrativo, non possono entrare in gioco nell’ambito del processo penale.
Non solo. Sempre secondo il legale che difende l’ex escort buona parte dei soldi accumulati dalla donna arriverebbero dal portafoglio di un singolo cliente che aveva perso la testa per lei avviando una relazione stabile, e andrebbero pertanto considerati come frutto di libere donazioni. Che però, con un pizzico di furbizia in più, lei si sarebbe potuta godere in Italia senza il rischio di una pesante condanna.