Cinque operai morti
Crollo di Firenze, "la trave crepata": testimonianze pesanti
Dietro al "dente difettoso" ci potrebbe essere una "trave crepata". Sul crollo di Firenze nel cantiere di un supermercato Esselunga in cui hanno perso la vita cinque operai si aggiungono dubbi su dubbi con il passare dei giorni. E le ultime testimonianze potrebbero avere un peso non indifferente nell'inchiesta della Procura fiorentina.
"Abbiamo il sospetto che quella trave potesse avere problemi strutturali e per questo saranno necessarie verifiche - spiega a Repubblica Alessandro Taddia, legale che assiste le famiglie di tre delle vittime, tutti originari del Marocco -. Nomineremo anche noi dei periti, ci sono voci che andranno appurate, ma alcuni operai avrebbero raccontato che quella trave presentava difetti visibili già all'inizio, come delle crepe".
Al momento non è ancora chiaro se la segnalazione dei parenti sia già stata fatta agli inquirenti, che comunque fin dalle primissime ore successive alla tragedia hanno puntato i fari sulle carenze della sicurezza nel cantiere. Secondo Repubblica, in ogni caso, la "posa" era avvenuta un mese prima dell'incidente, "ma nessuno aveva notato anomalie almeno fino ai giorni precedenti il disastro".
Il problema, per la Procura di Firenze, è sbrogliare "il groviglio di subappalti generato dal cantiere", per risalire alle responsabilità delle singole aziende. Alcune di queste ultime, infatti, sono solite lavorare con quello che in gergo viene definito "il sistema del distacco", limitandosi a mettere a disposizione la manodopera.
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Un puzzle che apre nuovi interrogativi, correlati a quelli sulla sicurezza: quale formazione specifica avevano gli operai presenti nel cantiere? E qual era il livello di sfruttamento dal punto di vista salariale? Altra questione dirimente il fatto che due dei cinque operai morti non erano in regola con il permesso di soggiorno. Una fotografia perfetta quanto drammatica del sottobosco del mondo del lavoro italiano.