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Stupro di Catania, lo sfregio alla vittima: "Nessun pentimento"
In totale gli indagati per lo stupro di Catania sono 4 maggiorenni e 3 minorenni, tutti egiziani. Dei quattro maggiorenni, alle udienze di convalida davanti al gip, due avrebbero fatto scena muta: uno - lo stesso che aveva collaborato favorendo l’individuazione dei componenti del branco - ha confermato di essere stato nella villa Bellini, nei cui bagni sono state commesse violenze sessuali ai danni di una 13enne, ma di non avere preso parte alla violenza. Il quarto invece ha smentito anche la partecipazione alle fasi iniziali dell'aggressione.
Sentiti con loro i tre minori, sulla cui sorte deciderà il tribunale per i minorenni. A riconoscere tre dei presunti aggressori è stata la stessa vittima, mentre gli altri sono stati indicati dal fidanzato 17enne e dal componente del branco che si è confidato con una operatrice della struttura di accoglienza. Proprio quest'ultima poi si è rivolta ai magistrati. "Uno ha reso dichiarazioni, un altro, da quello che ho capito, ha reso dichiarazioni dicendosi estraneo ai fatti, cioè che si trovava sul posto, ma non ha partecipato", ha riferito il legale di uno dei fermati, l'avvocato Alessandro Fidone. "Hanno sicuramente capito di cosa sono accusati, ma una cosa è capire questo, un'altra è dichiararsi colpevoli o meno", ha aggiunto.
Stando alle indiscrezioni emerse, solo uno dei quattro egiziani è scoppiato a piangere nel corso dell'interrogatorio. Eppure, sempre da quanto appreso, non ha mostrato "segni di pentimento". Un fatto di cronaca, quello avvenuto il 30 gennaio, che ha indignato l'intera città. Sulle scalinate esterne del Palazzo di giustizia sono stati infatti esposti gli striscioni di Sham officine, coordinamento contro la violenza e contro il femminicidio, Femminestorie e Fright diritti senza confini.