L'indagine
Stupro di Catania, il procuratore Caramanna: "Cosa possiamo fare col dl Caivano"
Lo stupro di Catania ha sconvolto e non poco l'opinione pubblica. Una coppia di fidanzatini del posto, entrambi minorenni, lui di 17 anni e lei di 13 anni, mentre si trovavano nei pressi dei bagni pubblici del parco comunale, sarebbe stata accerchiata da diversi giovani extracomunitari che avrebbero da subito iniziato ad importunare la ragazza, palpeggiandola anche nelle parti intime.
Poi l'orrore nei bagni pubblici dove è avvenuto lo stupro con il fidanzatino di 17 anni costretto a guardare la ragazzina 13enne nelle mani del branco. E ora sul caso è intervenuto il procuratore capo presso il Tribunale dei Minorenni di Palermo, Claudia Caramanna, che ha messo nel mirino i social: "Questo stupro presenta impressionanti analogie con la violenza che è stata costretta a subire lo scorso 7 luglio una diciannovenne palermitana, abusata da sette coetanei, uno dei quali minorenne. Anche in questo caso, infatti, ad agire è stato un branco composto da sette ragazzi".
E ancora: "Dalle notizie che ho potuto leggere - dice -, le due vicende sembrano molto simili. Alla base di tutto c'è l'amara constatazione che i giovani sono sempre sono sempre più violenti e che si comportano con le donne come se fossero degli oggetti. Non hanno nessuna empatia per le vittime, non capiscono le sofferenze che possono provocare e comunque non se ne curano affatto". Infine sottolinea le potenzialità del dl Caivano fortemente voluto dal governo Meloni: "I social hanno fatto da cassa di risonanza ai modelli negativi: quasi tutti, infatti, fanno i video e poi li postano per mostrare agli amici cosa hanno combinato - continua il magistrato - Ma, grazie al decreto Caivano, qualcosa sta cambiando, non c'è più quella sensazione di impunità per il fatto di essere minorenni: ora possiamo intervenire arrestando chi si macchia di crimini gravi".