Sull'altro fronte
Ilaria Salis, il padre? Pro-Orban e contro i collettivi di sinistra: ecco i tweet
Maledetti social, che riportano a galla tweet dimenticati; oppure benedetti, dipende dai casi, perché rivelatori di una realtà così assurda che non può essere taciuta, previa verifica diretta: in tempi di intelligenza artificiale e gente ossessionata dal debunking, non si sa mai. Fatto sta che mentre per la sinistra l’antifascista Ilaria Salis è diventata una specie di martire da quando è stata mostrata incatenata nelle carceri d’Ungheria, innalzata a simbolo dello stato di diritto che non c’è, spuntano post del padre che definire da brivido è poco per i compagni che lottano con il pugno chiuso per la maestra “santa subito”. Noi non giudichiamo, ma confessiamo lo stupore iniziale: sarà davvero lui o è una fake? E invece. «Sì, è il mio profilo», ci ha risposto al telefono. «Non ho mai pensato di chiuderlo». Chissà se gli anarchici o i militanti antifascisti amici di Ilaria l’hanno mai letto. Non c’è traccia di episodi legati all’attività della figlia, ma c’è molto attivismo, sul fronte opposto.
Ad esempio. Quando i dem un anno fa hanno twittato contro il ministro dell’Istruzione Valditara per un presunto pestaggio “fascista” fuori da un liceo di Firenze, Roberto Salis non ha esitato a rispondere a Matteo Orfini: «Quelli che lei chiama “fascisti” si stavano difendendo dal solito attacco del collettivo studentesco!». Con tanto di punto esclamativo e faccina arrabbiata. Neanche fosse stato un esponente di Fdi. A Giuseppe Conte che il 16 settembre 2022 attaccava Meloni e Salvini sulla svolta illiberale dell’Ungheria, Salis rispondeva piccato: «Era una imboscata a Orbán solo perché si è permesso di non aderire alla linea Ue sulle sanzioni! La Polonia ha posizioni ben più estreme ma è allineata sulle sanzioni per cui va bene tutto. Prima di parlare bisogna capire l’argomento! Mah». In pratica, difendeva il presidente ungherese che oggi tutta la sinistra condanna.
Non solo. Salis si è espresso a favore della flat tax (cavallo di battaglia leghista), per il capitalismo, (non proprio il tipo di società privilegiata dai centri sociali amici della figlia); contro la sinistra ambientalista che non vuole il Ponte sullo Stretto di Messina (anche questo tanto caro a Salvini). E ancora. Ha criticato i fondi pubblici al film di Paola Cortellesi campione di incassi («Mi spiega», ha risposto a un tale su X, «per quale motivo lo Stato dovrebbe sussidiare un’attività che, dal risultato del botteghino, non ha bisogno di alcun sussidio? Ma perché vi piace così tanto sprecare denaro pubblico?».). Ha solidarizzato con il tycoon come Elon Musk, odiato dai progressisti: «Let’s go Elon! Do what is right not bothering for lobbies». Si è espresso su licenze taxi, cambiamento climatico, Green Pass e guerra in Ucraina, contro il salario minimo e il politically correct che uccide l’autonomia di pensiero: «Purtroppo», ha scritto, «la libertà di opinione termina quando si hanno opinioni divergenti rispetto al mainstream o quando si ricopre un ruolo di rilievo persino nel privato».
Questo ingegnere di origini sarde che le tv si contendono per strappare un titolo contro il governo amico dell’aguzzino Orbá, ha perfino dichiarato di avere votato centrodestra e del resto si era candidato alle Regionali del 2013 con “Fare per fermare il Declino”, il partito liberale-europeista fondato da Oscar Giannino. Non andò benissimo, ma la passione politica evidentemente è rimasta. Solo che quella per il centrodestra o per il liberalismo non l’ha trasmessa alla figlia Ilaria con cui, infatti, ammette a Libero, «le discussioni sono accese, possiamo litigare anche due ore di fila, ma poi ci diamo un bacio e facciamo la pace». Un trascorso barricadero con i Cobas, nel lontano 2009, l’ha avuto anche lui.
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Alla domanda sul leader di riferimento di oggi sorvola: «Non dobbiamo essere dogmatici», spiega questo padre esemplare che da mesi conduce una battaglia per la liberazione della figlia. «Meloni, Schlein? Non sono le persone, ma il merito. Io posso apprezzare una come l’altra, non ho dei pregiudizi, conta il merito. Ho votato centrodestra ma speravo si muovesse prima in questa storia, che fosse più pragmatico». Roberto Salis, che cita Machiavelli, pur non avendo mai nascosto i precedenti penali della 39enne, la difende fino in fondo e non è così scontato. «Cosa faccio quando liberano Ilaria?», ha risposto ieri sera a Bianca Berlinguer, «prima le do un bacio, poi la sgrido. Stiamo vivendo un calvario».