Il caso
Roma, il bidello del prestigioso liceo tifa per i tagliagole: interviene la Digos
Un islamista tra gli educatori dello Chateaubriand. Con una chiara volontà di vendetta, come emerso dagli innumerevoli post sui suoi canali social in cui glorificava Hamas, condivideva immagini dei bambini palestinesi morti e scriveva: «Chi la fa la aspetti, la pagherete».
Il prestigioso liceo francese di Roma, lo Chateaubriand, che lo scorso ottobre ha festeggiato i suoi centoventi anni di vita, è al centro delle attenzioni dell’antiterrorismo italiano e della Digos, dopo la scoperta dell’attività di propaganda e della sete di vendetta manifestata da un educatore dell’istituto, un uomo di origine algerina che vive in Italia dal 2003 e risulta lavorare anche nell’ambasciata di Francia a Roma (che, contattata dal Messaggero, ha preferito non rilasciare commenti «per l’inchiesta in corso»).
Nei giorni scorsi, gli agenti della Digos hanno fatto irruzione in casa sua per una perquisizione urgente, autorizzata dal pm, ma senza mandato di perquisizione «per motivi di particolare necessità e urgenza», come previsto dall'articolo 41 del Testo Unico. Nonostante i documenti formali mancanti, l’educatore ha fatto entrare i funzionari della Digos affermando: «Non ho nulla da nascondere». Nessun esplosivo o arma è stata rinvenuta all’interno dell’abitazione. Gli agenti hanno passato al vaglio anche il telefonino dell’uomo. Attraverso Whatsapp, l’algerino ha condiviso più volte la foto del leader di Hamas (il suo ritratto campeggiava nel suo status Whatsapp).
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Chiamato a rispondere dei post condivisi, l’uomo ha dichiarato: «Si tratta soltanto di una visione diversa, espressione di libero pensiero». Sui suoi account social, moltiplicava i post che mostravano i bambini di Gaza uccisi durante le operazioni militari dell’esercito israeliano nel territorio palestinese dal 7 ottobre, data in cui il movimento islamista Hamas ha lanciato il suo attacco contro lo Stato ebraico.
Secondo fonti ufficiali, alcuni post rappresentano «un’apologia di terrorismo», ma allo stato attuale dell’inchiesta l’educatore dello Chateaubriand sembra essere da solo: l’ipotesi di una rete, per ora, non è la pista privilegiata. L’algerino, in un’intervista al giornale L’Indipendente, ha dichiarato: «Ho detto loro (ai funzionari della Digos, ndr) che, secondo quello che penso, Hamas non è un’organizzazione terroristica, ma un gruppo che sta facendo la resistenza: d’altronde, i miei antenati in Algeria, ai tempi del colonialismo, sono stati chiamati “terroristi”, ma oggi sono ricordati come grandi figure della storia».
Ma i messaggi di vendetta contro Israele (ma anche l’Italia, la Francia e la Gran Bretagna), quel «chi la fa, la aspetti, la pagherete» gridato sui canali social, costringerà i servizi italiani a sorvegliarlo da vicino e ad approfondire le indagini sul suo conto. In attesa dell’esito dell’inchiesta, lo Chateaubriand ha deciso di rimuovere dall’incarico l’educatore, che aveva già dei precedenti. Una decisione che è stata presa in autonomia dal liceo francese. In un messaggio alla comunità educativa, il liceo ha evocato la condivisione di «messaggi molto violenti e minacce contro personalità pubbliche», tra cui la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen.