Il dibattito
Fine vita, stop in Veneto? L'etica non c'entra niente: così si calpestano le persone
Stop alla legge sul fine-vita in Veneto. Il dibattito tra Andrea Scaglia, favorevole al suicidio assistito, e Andrea Morigi, contrario al fine vita. Clicca qui per leggere il commento di Andrea Morigi
Suicidio assistito, cioè concedere un supporto sanitario affinché chi ritiene di non poter più sopportare sofferenze atroci possa porre fine - se lui stesso e solo lui stesso, nel pieno di tutte le sue facoltà, lo chiede espressamente - a un’esistenza che non considera dignitosa.
Che uno, onestamente, la prima cosa che gli viene da dire è: ma perché no? Per quale crudele motivo la comunità dovrebbe costringere la persona in questione a provare dolore e affligersi e spasimare ora dopo ora, giorno dopo giorno, anno dopo anno, se non lo vuole? Dice: eh, ma non si può, è una questione etica.
Ma che etica è, che calpesta l’autodeterminazione dell’individuo? Eh dài, ma basta somministrargli dei medicinali palliativi, poi non soffre più.Farmaci che, per chi non lo sapesse, riducono la persona in uno stato di semi-incoscienza costante - quando va bene, perché il più delle volte il paziente dorme pressoché sempre. Bella vita.
Chi scrive non ha la presunzione di addentrarsi in discorsi che tirino in ballo le convinzioni religiose di chicchessia, tasti troppo intimi e profondi, che i senzadio come il sottoscritto non possono comprendere fino in fondo. E però, insomma, torniamo sempre lì: sulla scelta personale. Per quale motivo io, e solo io, che faccio parte nel mio piccolissimo di questo Stato (laico, in teoria), alla vita del quale contribuisco umanamente ed economicamente, non posso disporre della mia vita, e anche del mio fine vita, chiedendo allo Stato stesso un minimo di supporto affinché la mia scelta - la mia scelta! - possa concretizzarsi in maniera meno dolorosa possibile? Incomprensibile. Vediamo allora di ricapitolare le principali condizioni - e non sono le sole - che devono sussistere affinché, secondo la Corte Costituzionale, una persona possa accedere al suicidio assistito.
Dunque: - Il paziente che chiede aiuto per morire dev’essere affetto da una malattia irreversibile. - Deve patire sofferenze fisiche o mentali che non riesce a tollerare. - Deve già trovarsi sottoposto a trattamenti senza i quali non può continuare a vivere. - Dev’essere nel pieno delle facoltà mentali. E si torna all’inizio del discorso: ma perché, sussistendo tutte queste condizioni, uno non può scegliere di smettere di soffrire? Non permetterglielo equivale a torturarlo. Ed è indegno di un Paese che si dica civile.